Da sempre l’esercito viene adeguato in funzione dei cambiamenti del contesto in materia di politica di sicurezza. Dopo la fine della Guerra fredda, data la situazione favorevole dal punto di vista della politica di sicurezza, l’esercito è stato maggiormente orientato all’appoggio sussidiario a favore delle autorità civili e meno alla difesa da un attacco armato. L’effettivo è stato ridotto e il budget dell’esercito è stato sottoposto a continui tagli. Allo stesso tempo, l’esercito ha intensificato il proprio impegno nell’ambito del promovimento della pace: dall’inizio degli anni ‘90 del secolo scorso, osservatori militari svizzeri partecipano a missioni di promovimento della pace delle Nazioni Unite in Africa e nel Vicino Oriente e tale partecipazione è stata successivamente estesa anche ad altre regioni. Nel 1999, un contingente svizzero ha preso parte per la prima volta alla missione multinazionale di pace in Kosovo.
Con l’inizio del nuovo millennio, il contesto in materia di politica di sicurezza si è di nuovo rapidamente deteriorato. Tale peggioramento è da ricondurre al terrorismo, alla propensione alla violenza da parte di gruppi non statali e al crollo delle strutture statali in Medio Oriente, in parti dell’Africa e in Asia centrale. Questi sviluppi hanno avuto ripercussioni sia dirette che indirette sulla Svizzera. L’esercito doveva infatti essere impiegabile in modo rapido e flessibile nonché capace di cooperare per fornire appoggio alle autorità civili nella lotta al terrorismo.
La cosiddetta fase di sviluppo 08/11 doveva tenere conto di queste esigenze. Al fine di disporre di forze sufficienti per svolgere impieghi di sicurezza in caso di necessità, è stato necessario ridurre le forze destinate principalmente a compiti di difesa. Per questo alcune formazioni di blindati e d’artiglieria sono state convertite in formazioni di fanteria. Queste ultime avrebbero potuto contribuire ad aumentare la sicurezza e la stabilità in situazioni di pericolo acuto, proteggendo settori e infrastrutture d’importanza strategica. La prontezza a fornire appoggio alle autorità civili è stata ancora migliorata nel corso dell’ulteriore sviluppo dell’esercito, tra l’altro grazie a un sistema di prontezza differenziata e alla designazione di formazioni di milizia in prontezza elevata.
Per quanto concerne il suo compito di difesa, oggi l’esercito è orientato a un quadro di conflitto ibrido, caratterizzato da un grande numero di attori e di forme di conflitto. Un eventuale attacco può inizialmente avvenire senza l’uso di armi ed essere diretto contro la società e le infrastrutture critiche, ma in caso di escalation l’esercito deve essere pronto a passare rapidamente e senza soluzione di continuità da compiti di protezione a compiti di combattimento. Per questo deve coprire una gamma di capacità il più possibile ampia.
Il Consiglio federale ha stabilito mediante decisioni di principio le capacità di cui l’esercito dovrà disporre in futuro per poter adempiere i propri compiti. Gli orientamenti dell’ulteriore sviluppo sono illustrati in tre rapporti di base:
«La difesa aerea del futuro» («Luftverteidigung der Zukunft», 2017, disponibile in ted. e franc.): in questo primo rapporto si afferma che anche in futuro l’esercito dovrà essere in grado di svolgere compiti di polizia aerea, di proteggere sedi di conferenze e di difendere lo spazio aereo nei conflitti armati. Ciò richiede una combinazione di aerei da combattimento e mezzi di difesa terra-aria. Inoltre è necessario ripristinare la capacità di combattere con precisione gli obiettivi al suolo dallo spazio aereo
«Il futuro delle truppe di terra» («Zukunft der Bodentruppen», 2019, disponibile in ted. e franc.): il secondo rapporto sottolinea la necessità di adeguare maggiormente le forze terrestri a un quadro di conflitto che può cambiare costantemente e in modo rapido. A tal fine, devono essere equipaggiate con sistemi più leggeri nonché protetti, mobili e versatili. Il fatto che, a breve, un numero elevato di sistemi principali delle forze terrestri raggiungerà il termine della sua durata di utilizzazione non rappresenta solo un problema, ma anche un’opportunità: le future capacità dell’esercito possono così essere orientate in modo sistematico alle esigenze militari, tecnologiche e in materia di politica di sicurezza.
«Concetto generale ciber» («Gesamtkonzeption Cyber», 2022, disponibile in ted. e franc.): il terzo rapporto pone la base per la digitalizzazione della truppa e l’autoprotezione nel ciberspazio e nello spazio elettromagnetico. Per poter individuare in qualsiasi momento e in tutte le situazioni eventuali ciberattacchi e difendersi da questi ultimi, sono necessari una sorveglianza permanente, una protezione decentralizzata dei sistemi informatici e un aumento del personale mediante l’istituzione di un battaglione ciber. Nello spazio elettromagnetico, la maggior parte delle formazioni deve essere in grado di condurre impieghi autonomi, per esempio interrompendo lo scambio di dati radio dell’avversario.
Il Consiglio federale ha preso atto del «Concetto generale ciber» e ha adottato decisioni di principio in merito al rapporto concernente la difesa aerea e a quello riguardante le truppe di terra. Questi e altri lavori concettuali ‒ per esempio il rapporto in adempimento del postulato 11.3752 «Il futuro dell’artiglieria» – continuano a indicare la strada per l’ulteriore sviluppo dell’esercito. Gli insegnamenti tratti dalla guerra in Ucraina hanno ampiamente confermato l’orientamento seguito. Le capacità dell’esercito devono tuttavia essere orientate in misura ancora maggiore al suo compito fondamentale, ossia la difesa.
Che cosa significa «Ulteriore sviluppo dell’esercito orientato alle capacità»?
Alla fine del 2022 si è concluso l’USEs come progetto di riforma, ma non l’ulteriore sviluppo dell’esercito come processo continuo. Quest’ultimo è orientato alle capacità che l’esercito, come sistema globale, deve mantenere o sviluppare per poter gestire le minacce e i pericoli futuri. Tra queste capacità figurano la pianificazione dell’azione, l’acquisizione di informazioni, la salvaguardia della sovranità sullo spazio aereo, la difesa da azioni di attacco, le prestazioni logistiche e sanitarie e il trasporto aereo.
Per poter determinare le capacità di cui l’esercito avrà bisogno a breve, medio e lungo termine, viene innanzitutto analizzato il contesto strategico della Svizzera rilevante sotto il profilo della sicurezza, in particolare le tendenze e gli sviluppi politici, militari, sociali e tecnologici. Determinanti a tale proposito sono i rapporti sulla politica di sicurezza del Consiglio federale. Essi analizzano in modo esaustivo la situazione e mostrano, tra l’altro, se e in che misura l’attuale profilo delle capacità dell’esercito consente di reagire in modo rapido, appropriato ed efficace a possibili minacce e pericoli.
L’esercito elabora scenari su tali minacce e pericoli per poterli poi valutare. Nella valutazione tiene conto in particolare della probabilità di occorrenza e dell’entità prevista dei danni. Su questa base, vengono sviluppati per l’esercito profili delle capacità di diversi gradi, che si fondano sugli scenari valutati e permettono di gestire, con diversi livelli di efficacia, le minacce e i pericoli indicati in tali scenari. Tra questi profili delle capacità viene infine scelto quello che dovrà essere attuato e che stabilirà pertanto i parametri fondamentali per l’orientamento dell’esercito.
Fissare un determinato profilo delle capacità è necessario poiché, per motivi finanziari, l’esercito non può sviluppare tutte le capacità in modo tale da essere preparato al meglio per tutti gli scenari. Deve invece definire delle priorità, il che significa anche rinunciare ad alcune capacità.
Confrontando il profilo delle capacità attuale con quello futuro, si possono identificare le lacune in termini di capacità che devono essere colmate. A tal fine, l’esercito ha elaborato diverse opzioni di sviluppo.
Questo ulteriore sviluppo orientato alle capacità è un processo continuo. È concepito in modo tale da poter incorporare continuamente nuove conoscenze, in particolare gli insegnamenti tratti dai conflitti armati o i rischi e le opportunità derivanti dal progresso tecnologico.
Qual è l’attuale profilo di capacità dell’esercito?
L’attuale profilo delle capacità dell’esercito è suddiviso in dieci settori di capacità, a ognuno dei quali sono assegnati diversi mezzi e sistemi. Più la quantità e la qualità di tali mezzi e sistemi sono elevate, più aumenta il grado di capacità, ossia la lunghezza della relativa barra nel diagramma qui sotto.
Tali mezzi sono tuttavia obsoleti e la loro efficacia nel combattere i nuovi tipi di minacce è limitata. Pertanto, per il mantenimento delle capacità è necessario un acquisto sostitutivo di mezzi moderni (qualità). Con un numero maggiore di tali mezzi (quantità), si potrebbe ottenere un aumento del livello di capacità.
Nel contesto militare, per condotta si intende l’utilizzo dei propri mezzi in modo tale che essi contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Oggi, tuttavia, la condotta militare non può più limitarsi agli ordini tra i singoli livelli di condotta. Un ambiente di conflitto ibrido, in particolare, richiede che i compiti militari siano svolti da diverse Armi nonché in stretta collaborazione con partner civili, e questo in diverse zone d’efficacia contemporaneamente: al suolo, nello spazio aereo, nel ciberspazio e nello spazio elettromagnetico. La capacità di condotta presuppone quindi anche una forte interconnessione di mezzi di condotta ed effettori.
Gran parte dei sistemi di condotta, informatici e di telecomunicazione necessari per l’interconnessione è ormai giunta al termine della sua durata di utilizzazione. Si tratta di sistemi singoli, delle generazioni e dei tipi più disparati, che all’interno di una rete possono interagire solo in misura limitata. Negli ultimi dieci anni l’esercito ha compiuto sforzi volti a migliorare la condotta interconnessa di azioni a tutti i livelli: ampliando la Rete di condotta Svizzera, unificando i sistemi di telecomunicazione e ampliando i Centri di calcolo DDPS.
Ciononostante, il settore della condotta presenta ancora lacune in termini di capacità. In un ambiente d’impiego complesso e con poco tempo a disposizione, deve essere possibile garantire uno scambio rapido e sicuro di grandi quantità di dati, sia per l’elaborazione di un quadro della situazione sia per la cooperazione con partner civili. I livelli di condotta inferiori, in particolare, sono ancora esclusi da questa rete digitale integrata. Se vogliono utilizzare gli attuali sistemi d’informazione per la condotta, devono mettere in conto interruzioni tecniche e perdite di informazioni.
L’acquisizione di informazioni costituisce un importante presupposto per l’adempi- mento dei compiti dell’esercito in tutte le situazioni. Gli stati maggiori e le formazioni del Servizio informazioni militare sono responsabili di fornire a tutti i livelli di condotta informazioni su un avversario, sui partner e sull’ambiente. Grazie a diversi mezzi – i cosiddetti sensori – possono rappresentare la situazione, valutare minacce o pericoli e scambiarsi informazioni con organi civili.
Per l’acquisizione di informazioni al suolo, l’esercito dispone di formazioni d’esplorazione e di ricognizione specifiche, che sono equipaggiate con veicoli protetti, apparecchi a immagine termica e binocoli. Per l’identificazione dell’avversario e la designazione degli obiettivi mancano tuttavia mezzi d’osservazione più precisi, impiegabili indipendentemente dalle condizioni meteorologiche e utilizzabili in modo mobile e stazionario. Il nuovo sistema d’esplorazione tattico colmerà questa lacuna di capacità. Alcune formazioni dispongono anche di mini droni che consentono un’esplorazione in tempo reale dell’area vicina al suolo, ma che tuttavia per il momento sono disponibili solo in piccole quantità e vengono utilizzati a scopo sperimentale. Con i mezzi attualmente a disposizione non è quindi possibile elaborare un quadro della situazione adeguato al livello gerarchico.
L’acquisizione di informazioni nello spazio aereo avviene in parte tramite un sistema di ricognitori telecomandati. Tuttavia, questi ultimi non sono adatti a essere impiegati in spazi aerei teatro di combattimenti e a grandi distanze. Per questo sono necessari aerei da combattimento in grado di autoproteggersi. Con l’introduzione del nuovo aereo da combattimento, l’esercito ripristinerà la sua capacità di ricognizione aerea ad ampio raggio e indipendentemente dalla situazione e dalle condizioni meteorologiche.
Il quadro della situazione aerea ottenuto mediante questi sensori aerei viene integrato con sensori di terra civili e militari, in particolare con il sistema di sorveglianza dello spazio aereo e di condotta delle operazioni aeree e con il radar tattico d’aviazione. Quest’ultimo è ormai obsoleto e verrà messo fuori servizio a partire dal 2025. Nel complesso, i sensori sono progettati per salvaguardare la sovranità sullo spazio aereo. Per la difesa aerea non sarebbero abbastanza resistenti e risulterebbero troppo esposti.
Anche l’acquisizione di informazioni nello spazio cosmico sta diventando sempre più importante per l’esercito, in particolare nei settori della telecomunicazione, dell’osservazione della Terra, della geolocalizzazione e della navigazione di precisione. Oggi l’esercito dipende in larga misura dai servizi satellitari offerti da fornitori commerciali e da singoli partner di cooperazione. Sta pertanto valutando come utilizzare meglio lo spazio cosmico in linea con la Politica spaziale 2023, che il Consiglio federale ha approvato il 19 aprile 2023.
La Svizzera dispone di un sistema globale per sorvegliare, proteggere e difendere il proprio spazio aereo. Alcuni dei componenti che ha a disposizione sono moderni, mentre altri sono obsoleti o giunti al termine della loro durata di utilizzazione. Le Forze aeree garantiscono nella quotidianità, 24 ore su 24, il servizio di polizia aerea. In periodi caratterizzati da tensioni accresciute, sarebbe in grado di salvaguardare la sovranità sullo spazio aereo per settimane o addirittura per mesi; e in caso di conflitto armato potrebbe combattere le minacce nello e dallo spazio aereo, anche se in modo limitato nel tempo e nello spazio. In caso di difesa, la capacità di resistenza degli aerei da combattimento – anche in termini di munizioni – sarebbe molto limitata. Combattere obiettivi al suolo non sarebbe al momento possibile. Con l’acquisto del nuovo aereo da combattimento, questa capacità sarà ripristinata.
Attualmente, per la difesa terra-aria l’esercito dispone di due sistemi di difesa contraerea a corta gittata. Questi sistemi possono essere impiegati fino a 3000 metri di altezza dal suolo e sono adatti soprattutto a contrastare elicotteri da combattimento o determinati droni. All’inizio degli anni 2030 giungeranno al termine della loro durata di utilizzazione e dovranno essere sostituiti. Oggi manca ancora un sistema a lunga gittata per combattere obiettivi a distanze maggiori. Un simile sistema è stato approvato con il messaggio sull’esercito 2022: il sistema di difesa aerea del tipo Patriot sarà messo in servizio a partire dal 2027.
Le truppe di terra devono essere in grado di aiutare, proteggere e combattere. Nella quotidianità possono svolgere compiti di protezione e, in caso di necessità, fornire anche appoggio alle organizzazioni di salvataggio civili. In periodi caratterizzati da tensioni accresciute, le truppe di terra dovrebbero assumere ulteriori compiti di protezione. Poiché tali fasi possono durare mesi o addirittura anni, l’attuale effettivo dell’esercito sarebbe piuttosto limitato per poter svolgere tutti i compiti con una sufficiente capacità di resistenza. Solo per la protezione delle infrastrutture critiche deve essere impiegata gran parte delle truppe di terra.
In caso di attacco armato verrebbe impiegata una rete integrata di diversi mezzi. Se l’avversario avanzasse via terra, le truppe blindate potrebbero fermare o almeno ritardare il suo attacco. Il sistema principale delle truppe di terra, ossia il carro armato da combattimento Leopard, potrà essere utilizzato fino alla metà degli anni 2030 grazie a diverse misure di mantenimento del valore. Il sistema principale dell’artiglieria, che serve all’appoggio di fuoco, è invece già giunto al termine della sua durata di utilizzazione. Inoltre, l’obice blindato non è adatto per combattere in modo preciso obiettivi in zone edificate e complesse.
Infine, alle truppe di terra manca anche la fondamentale capacità di combattere obiettivi blindati mobili a una distanza di almeno quattro chilometri. Dopo la messa fuori servizio del cacciacarri, esse possono infatti combattere tali obiettivi solo a distanze inferiori e a vista.
Nel ciberspazio e nello spazio elettromagnetico, i dati e le informazioni vengono scambiati tra i sensori, le installazioni di condotta e gli effettori, cosa che rende possibili la pianificazione e l’esecuzione di impieghi militari. L’esercito dispone di proprie tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) ed è direttamente responsabile della protezione dei relativi sistemi e delle relative infrastrutture.
Visto l’aumento del numero, dell’intensità e della complessità delle ciberminacce, nel 2016 il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) ha lanciato un Piano d’azione Ciberdifesa DDPS, che prevedeva tra l’altro l’istituzione di un Comando Ciber e l’introduzione di un corso di formazione ciber per le reclute. La struttura del personale e l’istruzione sono ancora in fase di definizione, motivo per cui le capacità di ciberdifesa non sono ancora pienamente sviluppate.
Nello spazio elettromagnetico l’esercito dispone, da un lato, di sensori per l’esplorazione di segnali di trasmettitori, di rete e di comunicazione, e dall’altro di effettori con cui può intralciare le trasmissioni dell’avversario o fare in modo che quest’ultimo commetta errori di misurazione. Questi efficienti sensori ed effettori sono installati in pochi veicoli ruotati e sono adatti ai livelli di condotta superiori dell’esercito. Risultano invece poco adatti a un ambiente d’impiego ibrido o ai livelli tattici inferiori (unità/corpo di truppa).
Per svolgere i propri compiti, l’esercito dipende da una logistica funzionante. Nell’ambito dell’USEs la logistica è stata modernizzata, tra l’altro mediante una soluzione che prevede l’impiego di container per un trasporto efficiente del materiale nonché attraverso un rinnovamento complessivo della flotta di autocarri. Inoltre, al fine di aumentare la prontezza sono stati effettuati diversi adeguamenti dell’infrastruttura e dei processi logistici.
Oggi la logistica dell’esercito è orientata prevalentemente alla situazione normale e quindi all’attività istruttiva e agli impieghi pianificabili. In periodi caratterizzati da tensioni accresciute o in caso di conflitto armato, gran parte della logistica di base e d’impiego, organizzata in modo centralizzato, rimarrebbe senza protezione. L’esercito potrebbe immagazzinare il proprio materiale in depositi sotterranei o in modo decentralizzato solo in misura limitata. Dovrebbe altresì effettuare i trasporti con mezzi non protetti.
Inoltre, si registrano lacune considerevoli per quanto concerne il materiale: le risorse finanziarie per le prestazioni dei gestori di immobili e i pezzi di ricambio sono scarse, mentre le scorte di munizioni sono commisurate all’attività istruttiva e non ai possibili impieghi. I singoli tipi di munizioni sono disponibili solo in piccole quantità.
Il servizio sanitario dell’esercito è composto dalla sanità di base e dalla sanità della truppa. La sanità di base fornisce l’assistenza medica di base all’esercito in centri medici militari o tramite la Farmacia dell’esercito, mentre la sanità della truppa è responsabile dell’assistenza medica alle formazioni militari. Oggi l’assistenza alla truppa può essere garantita solo in minima parte, poiché vi sono gravi lacune in termini di materiale e di personale. Per esempio, il trasporto protetto di pazienti è possibile solo in misura limitata a causa della mancanza di veicoli adeguati, e una parte della flotta esistente è costituita da veicoli convertiti che originariamente erano utilizzati per uno scopo diverso. Neanche i posti di soccorso sanitario soddisfano più i requisiti odierni in termini di mobilità, prontezza e funzionalità e le loro attrezzature medico-tecniche devono essere modernizzate.
Le capacità dell’esercito sono sviluppate solo in minima parte anche per quanto riguarda l’assistenza d’emergenza pre-ospedaliera, cioè l’assistenza prima del ricovero in ospedale. Per l’assistenza sanitaria, l’esercito dipende quindi in larga misura dalle prestazioni del servizio sanitario e veterinario civile, ossia da servizi di salvataggio, ospedali o ambulatori medici civili.
Il termine «mobilità» comprende il movimento e lo spostamento di mezzi e formazioni al suolo e nello spazio aereo. Al suolo, si distingue tra mobilità protetta e non protetta.
I veicoli utilizzati dalle forze leggere per esempio per il pattugliamento o l’acquisizione di informazioni possono essere soggetti a un basso livello di protezione senza per questo correre rischi non sopportabili. Tra questi veicoli non protetti figurano, tra gli altri, autovetture, furgoni e autocarri.
In linea di principio, oggi i veicoli di proprietà dell’esercito sono sufficienti per la mobilità non protetta. Tuttavia, per i trasporti pesanti l’esercito si avvale anche delle prestazioni di fornitori civili. Nel complesso, i veicoli disponibili sono sufficienti per l’equipaggiamento della truppa. C’è soprattutto carenza di veicoli sanitari, che – per motivi finanziari – sono solo circa la metà di quelli necessari. Inoltre, anche la dislocazione simultanea di Grandi Unità, ossia di brigate e divisioni, è possibile solo in misura limitata.
Le truppe di terra devono essere in grado di muoversi nel loro settore d’impiego, di trasportare le truppe in modo protetto e di superare o rimuovere gli ostacoli. A tal fine, devono essere equipaggiate con veicoli dotati di sistemi di protezione adeguati.
Gli odierni veicoli da combattimento sono protetti in modo continuo, anche se l’effetto protettivo è perlopiù concepito per resistere al fuoco di armi di piccolo calibro e talvolta anche di medio calibro. Solo i veicoli da combattimento di nuova generazione sono dotati di una protezione contro le mine. Tuttavia, nemmeno tali veicoli sono protetti contro le munizioni guidate.
Nel complesso, i veicoli da combattimento a disposizione sono sufficienti. Tuttavia, la maggior parte di essi è obsoleta e può essere mantenuta in servizio solo a costi considerevoli.
La mobilità nello spazio aereo comprende, da un lato, il trasporto per via aerea di persone e materiali, che consente di spostare le formazioni in modo rapido e indipendentemente dalla conformazione del terreno, e, dall’altro, le azioni di ricerca, salvataggio, evacuazione e rimpatrio, anche per le autorità civili. A questo scopo, le Forze aeree dispongono di una flotta di elicotteri da trasporto e di velivoli ad ala fissa.
In Svizzera la maggior parte delle esigenze quotidiane in materia di trasporto aereo può essere coperta perlopiù dalla flotta di elicotteri, in particolare dagli elicotteri da trasporto di peso medio Super Puma e Cougar. Tuttavia, con un carico utile di quattro tonnellate, le loro possibilità d’impiego sono limitate. L’esercito copre le restanti esigenze di trasporto con velivoli ad ala fissa o con elicotteri leggeri da trasporto e addestramento.
Per la mobilità nello spazio aereo su distanze maggiori e all’estero, le possibilità di impiegare mezzi propri sono molto limitate. A seconda della situazione, ci si avvale di prestazioni complementari di fornitori civili. È prevista la partecipazione a un pool nel quadro della cooperazione internazionale.
Tutti questi mezzi sono progettati principalmente per un ambiente in cui le forze civili e militari esercitano il controllo sulla zona d’impiego e si può escludere il fuoco sugli aeromobili.
Insegnamenti tratti dall’esercito dalla guerra in Ucraina
Quando il 24 febbraio 2022 la Russia ha attaccato militarmente l’Ucraina, ci si è chiesti se il profilo delle capacità dell’Esercito svizzero avrebbe soddisfatto i futuri requisiti in termini di capacità di difesa e di prontezza. Alla luce della mutata situazione in materia di politica di sicurezza, il Consiglio federale e il Parlamento hanno deciso di anticipare alcuni progetti d’armamento con un ulteriore programma d’armamento per il 2022 e un aumento graduale del budget dell’esercito al fine di rafforzare la capacità di difesa. Di conseguenza, sono state ridefinite le priorità tra i progetti d’armamento previsti per i prossimi anni tenendo conto di diversi insegnamenti tratti dalla guerra in Ucraina, di cui viene presentata una panoramica qui di seguito.
Dal momento dell’annessione della Crimea da parte della Russia, il conflitto armato in Ucraina è stato caratterizzato dall’impiego di mezzi ibridi, ma è infine sfociato in un attacco con mezzi militari convenzionali. Oggi la guerra si combatte in tutte le zone d’efficacia. Le azioni terrestri della Russia sono condotte sia da formazioni mobili leggere che da truppe meccanizzate pesanti e vengono appoggiate da aerei da combattimento, elicotteri da combattimento, droni, guerra elettronica, pezzi di artiglieria e fanteria. Oltre a carri armati da combattimento, pezzi di artiglieria e droni, i difensori ucraini utilizzano anche forze leggere equipaggiate con armi anticarro portatili.
La Russia non è ancora riuscita a ottenere il controllo completo dello spazio aereo, pur avendo di fatto una grande superiorità. L’Ucraina ha ottenuto questo risultato grazie alla sua difesa terra-aria altamente mobile, che è in grado di respingere le minacce a medio e lungo raggio. Le forze armate ucraine riescono a lanciare una quota di droni, missili da crociera e missili balistici – e addirittura ipersonici – molto più alta di quella prevista. Il costante rifornimento di sistemi e munizioni dall’Occidente contribuisce in modo determinante alla protezione dello spazio aereo, soprattutto di quello inferiore.
Nel ciberspazio e nello spazio elettromagnetico, la guerra è iniziata molto prima dell’invasione militare. Tra gli obiettivi delle ciberoperazioni russe figurano per esempio le istituzioni statali e le infrastrutture critiche, in particolare l’approvvigionamento energetico del Paese, gli organismi governativi e i fornitori di servizi bancari. Tuttavia, questi attacchi sono stati meno estesi del previsto e sono serviti soprattutto a preparare o ad affiancare gli attacchi militari convenzionali.
Entrambe le parti belligeranti utilizzano inoltre una serie di mezzi di comunicazione civili e militari per scopi militari e di propaganda. Per l’Ucraina, che è sotto attacco, è essenziale che il Governo e l’esercito dispongano di reti di comunicazione protette e di un solido sistema di esplorazione delle comunicazioni.
Indipendentemente dalle singole zone d’efficacia, la guerra dimostra ancora una volta che l’esplorazione è un fattore decisivo per il successo delle operazioni militari. Per un difensore numericamente inferiore, è importante essere in grado di elaborare rapidamente un quadro completo della situazione per prevenire le azioni dell’avversario. Per farlo, ha bisogno di informazioni provenienti da satelliti, velivoli da ricognizione, droni e altri sensori, che ottiene anche dai propri partner. Attraverso l’interconnessione di questi sensori con effettori si possono ottenere risultati considerevoli.
Ulteriori presupposti fondamentali per una difesa efficace sono una logistica funzionante e scorte sufficienti di munizioni, materiale e carburanti. Il fatto che l’esercito ucraino abbia avuto a lungo – e abbia tuttora – successo nel suo combattimento difensivo è dovuto non da ultimo alle forniture costanti di materiale d’armamento da parte degli Stati Uniti nonché dell’UE e dei suoi Stati membri. Tale materiale comprende armi anticarro, sistemi di difesa contraerea, pezzi di artiglieria e grandi quantità di munizioni.
Questi insegnamenti confermano essenzialmente le ipotesi formulate nei rapporti di base dell’Esercito svizzero in relazione all’eventualità di un conflitto armato, soprattutto per quanto concerne l’importanza della mobilità protetta, della difesa terra-aria e di una ciberdifesa resiliente. Le lacune in termini di capacità individuate nei rapporti di base si sono accentuate dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Esse riguardano l’appoggio di fuoco indiretto al suolo e dallo spazio aereo, la difesa anticarro, la difesa terra-aria a corta e media gittata, l’interconnessione di sensori per l’elaborazione di un quadro della situazione nonché le scorte di munizioni e materiale.
L’esercito ha elaborato i seguenti scenari per lo sviluppo delle forze armate
Conformemente al metodo dello sviluppo delle forze armate orientato alle capacità, descritto nel numero 3.2, sono stati elaborati diversi scenari che potrebbero verificarsi anche per la Svizzera nei prossimi anni. Si tratta di eventi e sviluppi descritti in modo generico e basati su possibili minacce e pericoli come quelli illustrati nel Rapporto sulla politica di sicurezza 2021.
Gli scenari spaziano dalla semplice minaccia dell’uso della forza armata fino a operazioni terrestri su larga scala passando per le provocazioni da parte di gruppi non statali. Almeno a partire dalla crisi libica, dal 2008 al 2010, è emerso chiaramente che anche la Svizzera può essere colpita in modo rapido e senza preavviso da misure drastiche adottate da uno Stato straniero, che possono potenzialmente causare gravi danni allo Stato, all’economia e alla società.
Con la guerra in Ucraina, lo scenario di un attacco militare da parte di una grande potenza sembra più plausibile rispetto al passato. Secondo il rapporto complementare al Rapporto sulla politica di sicurezza 2021, un attacco armato diretto alla Svizzera è considerato improbabile. Nel rapporto si afferma tuttavia anche che un simile sviluppo non deve essere trascurato, viste le sue conseguenze potenzialmente devastanti.
I quattro scenari rilevanti sono descritti a grandi linee qui di seguito.
In questo scenario, singoli autori o gruppi terroristici ricorrono a diverse forme di violenza, compiendo per esempio attentati dinamitardi, attacchi con droni oppure ciberattacchi. Come obiettivi scelgono luoghi con grandi assembramenti di persone, infrastrutture critiche nonché organizzazioni internazionali o rappresentanze di Paesi terzi. Il loro intento è quello di destabilizzare i Paesi dell’Europa occidentale, tra cui anche la Svizzera.
Per mantenere e ripristinare la sicurezza e l’ordine interni vengono impiegati organi civili. Tuttavia, se la situazione di minaccia persiste per un periodo di tempo prolungato, i mezzi e le capacità di cui dispongono tali organi per gestirla si esauriscono progressivamente. In una simile situazione l’esercito può fornire appoggio, per esempio, proteggendo le infrastrutture critiche, rafforzando il servizio di polizia aerea, i servizi di salvataggio e le organizzazioni ospedaliere, aumentando il senso di protezione tra la popolazione con pattugliamenti o aiutando a gestire le conseguenze dei ciberattacchi.
In questo scenario, la Svizzera è costretta a fare concessioni nell’ambito di una controversia con un altro Stato. Per far valere i propri interessi, questo Stato provoca una graduale escalation del conflitto, dapprima esercitando pressioni politiche ed economiche, poi sferrando ciberattacchi, compiendo massicci tentativi di esercitare influenza e detenendo arbitrariamente cittadini svizzeri sul proprio territorio. Ciò destabilizza la Svizzera in tutti gli ambiti rilevanti della vita. Inoltre, in una fase successiva, lo Stato in questione minaccia di impiegare armi «a distanza», in particolare droni armati, missili da crociera e missili balistici, che ha già testato per fare presa sull’opinione pubblica.
In una simile situazione, l’esercito deve essere in grado di fornire appoggio sussidiario alle autorità civili nella protezione delle infrastrutture critiche e deve intensificare la protezione dello spazio aereo, contribuire a contrastare le azioni di forze speciali o, se necessario, potenziare le forze di salvataggio. In questo scenario, la Svizzera si trova pertanto di fronte a una minaccia che richiede l’impiego di un’ampia gamma di mezzi.
A seguito di un attacco armato da parte di una grande potenza contro uno Stato europeo, il contesto in materia di politica di sicurezza della Svizzera diventa instabile e imprevedibile. In tutta Europa si prevedono difficoltà di approvvigionamento di beni importanti. In quanto Stato neutrale, la Svizzera non prende parte a un conflitto armato ma sostiene le sanzioni contro l’aggressore, motivo per cui viene classificata da quest’ultimo come Paese ostile. Ne conseguono disordini e manifestazioni violente, atti di sabotaggio, tentativi di repressione economica e ciberattacchi, di cui la superpotenza sembra essere responsabile. Infine, vengono sferrati anche attacchi alle infrastrutture critiche. Un intervento militare diretto della grande potenza nei Paesi vicini è sempre più probabile.
Per far fronte a questa grave minaccia, l’esercito assume compiti sussidiari di sicurezza. Inoltre, al fine di controllare i movimenti migratori, fornisce appoggio alle autorità di frontiera e di migrazione. Il suo servizio informazioni contribuisce ad acquisire e ad analizzare le informazioni sugli attori e sulla situazione.
Le forme di conflitto ibride mirano a destabilizzare a lungo la società in tutti gli ambiti rilevanti della vita. L’attore statale non riesce tuttavia a far valere i propri interessi in questo modo, pertanto alla fine impiega mezzi militari. L’obiettivo dell’attacco è isolare una parte del territorio per poi occuparla con le proprie forze. L’avversario sferra dapprima un attacco dallo spazio aereo e con forze speciali, poi con truppe di terra regolari. Oltre ad aeromobili e carri armati, vengono impiegati anche droni telecomandati, armi di precisione e altri mezzi moderni. Nel ciberspazio e nello spazio elettromagnetico, l’avversario intraprende operazioni contro infrastrutture critiche e sistemi di comunicazione.
Non appena l’intensità e l’estensione della minaccia raggiungono un livello tale da mettere in pericolo l’integrità territoriale, la popolazione o l’esercizio del potere dello Stato, il Consiglio federale e l’Assemblea federale possono impiegare l’esercito per la difesa. L’esercito respinge gli attacchi avversari in tutte le zone d’efficacia e fornisce appoggio alle forze d’intervento civili con mezzi militari.
Ecco come l’esercito valuta i quattro scenari elaborati per lo sviluppo delle forze armate
Gli scenari delineati sopra sono valutati in termini di probabilità di occorrenza e di entità dei danni previsti. Il Consiglio federale utilizza la stessa terminologia usata dal Servizio delle attività informative della Confederazione nei suoi rapporti annuali sulla situazione: nella relativa scala in ordine crescente, le minacce vengono valutate come «piuttosto probabili», «probabili», «molto probabili» o «estremamente probabili» e nella scala in ordine decrescente come «piuttosto improbabili», «improbabili», «molto improbabili» o «estremamente improbabili».
A seguito di un’analisi nazionale dei rischi, nel 2020 l’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP) ha pubblicato un rapporto che valuta i rischi di 44 catastrofi e situazioni d’emergenza rilevanti. Tra i pericoli derivanti da eventi cagionati intenzionalmente, il rapporto include per esempio attacchi terroristici, disordini, ciberattacchi e conflitti armati, tutti elementi che fanno parte del presente scenario. Le classi di plausibilità di questi eventi vanno da «parzialmente plausibile» ad «abbastanza plausibile», mentre i danni che possono derivarne vengono stimati a un importo miliardario a una sola cifra. Secondo il Rapporto sulla politica di sicurezza 2021, la minaccia terroristica più probabile proviene da individui radicalizzati, ma la Svizzera dovrebbe rimanere un obiettivo secondario di tali attacchi. È invece assai probabile che prosegua l’aumento, osservato negli ultimi anni, del numero di ciberattacchi di origine statale.
Una grave minaccia alla sicurezza interna rimane pertanto probabile in Svizzera. I danni previsti sarebbero tuttavia limitati e paragonabili, per esempio, a quelli causati da un evento meteorologico estremo.
Il Rapporto sulla politica di sicurezza 2021 indica che sempre più attori statali e non statali possono impiegare armi su grandi distanze. Un attacco armato contro la Svizzera potrebbe essere sferrato anche da zone al di fuori dell’Europa, per esempio con missili balistici, missili da crociera o droni armati. Nei prossimi anni un attacco alla Svizzera con questi tipi di armi è considerato improbabile, ma la crisi libica del 2008–2010 ha dimostrato che uno Stato può adottare, senza preavviso, misure drastiche nei confronti della Svizzera, a partire da minacce e ricatti.
A causa della situazione geopolitica competitiva e della crescente fattibilità tecnologica, una tale minaccia a distanza deve quindi essere classificata come piuttosto probabile. Se considerati isolatamente, i danni previsti per un simile scenario sarebbero di media entità. Tuttavia, qualora gli eventi in questione colpissero anche altri ambiti dello Stato, dell’economia e della società, i danni potrebbero essere molto elevati, a seconda dell’intensità della minaccia.
Con l’attacco russo all’Ucraina nel febbraio del 2022, un conflitto armato interstatale ai confini dell’Europa è diventato realtà. Il Rapporto sulla politica di sicurezza 2021 indica che le tensioni tra l’Occidente e la Russia e il rischio di un confronto tra quest’ultima e la NATO sono aumentati in modo significativo. Sottolinea inoltre che, in caso di escalation o addirittura di conflitto armato tra la NATO e la Russia, con il conseguente protrarsi delle ostilità, anche la Svizzera potrebbe trovarsi ad affrontare una minaccia diretta, per esempio con instabilità politica, economica e sociale nonché con interruzioni delle catene di approvvigionamento o un’intensificazione dei movimenti migratori.
Anche questo scenario è probabile, soprattutto perché, dallo scoppio della guerra in Ucraina, le attività d’influenza e i ciberincidenti sono aumentati notevolmente anche in Svizzera. Non si possono escludere ulteriori forme di guerra ibrida, che possono verificarsi senza preavviso. Anche se non si superasse la soglia di un conflitto armato, i danni previsti potrebbero essere molto elevati, soprattutto in caso di azioni violente o di attacchi a infrastrutture critiche.
Il Rapporto sulla politica di sicurezza 2021 considera improbabile, a breve e medio termine, la minaccia di un attacco su larga scala contro la Svizzera. Questa valutazione non è cambiata con la guerra in Ucraina, poiché la Svizzera beneficia di fatto dell’effetto protettivo esercitato dalla NATO. Le conseguenze di un simile evento sarebbero però talmente gravi che lo scenario di un attacco militare su larga scala non può essere trascurato. Il succitato rapporto dell’UFPP sull’analisi nazionale dei rischi giunge alla stessa conclusione, stimando i potenziali danni in diverse centinaia di miliardi di franchi.
Un attacco militare su larga scala contro la Svizzera rimane pertanto improbabile, ma, qualora si verificasse, i danni sarebbero gravi.
Se si considerano la probabilità di occorrenza e l’entità prevista dei danni dei quattro scenari e si confrontano i risultati, emerge che allo scenario 1 può essere attribuita un’importanza relativamente esigua, almeno per il futuro sviluppo dell’esercito. Poiché la responsabilità della gestione di una grave minaccia alla sicurezza interna spetta in primo luogo agli organi civili, questo scenario non è stato preso in considerazione nell’elaborazione delle varianti esposte qui di seguito. Tuttavia, le varianti sono state tutte concepite per garantire che l’esercito possa continuare a fornire prestazioni di appoggio a favore delle autorità civili nella stessa misura in cui le ha fornite finora.
L’esercito ha elaborato le seguenti varianti riguardo al suo orientamento
Per il suo orientamento a lungo termine, l’esercito ha elaborato tre varianti basate in modo più o meno marcato sugli scenari 2, 3 e 4. Ne derivano tre diversi profili delle capacità, che prevedono diversi gradi di sviluppo nei singoli settori di capacità a seconda delle esigenze poste dagli scenari da gestire. Per esempio, un orientamento incentrato sull’eventualità di un attacco distanza (scenario 2) richiede una spiccata capacità di garantire l’efficacia contro obiettivi aerei, per poter essere in grado di combattere missili guidati o da crociera.
Indipendentemente dal loro orientamento, le tre varianti hanno in comune i seguenti elementi:
a) Si basano sull’ipotesi che il budget dell’esercito venga gradualmente aumentato e raggiunga l’1 per cento del prodotto interno lordo (PIL) entro il 2035;
b) Sono concepite per garantire che l’esercito possa continuare a fornire prestazioni di appoggio a favore delle autorità civili nella stessa misura in cui le ha fornite finora; c) Prendono in considerazione un aumento, generalmente necessario, delle capacità nei settori «condotta e interconnessione» e «rete informativa integrata e sensori», che sono comunque fondamentali per la capacità d’impiego dell’esercito; d) Consentono all’esercito di mantenere almeno al livello attuale le sue prestazioni nell’ambito del promovimento militare della pace; e) Prendono in considerazione un’intensificazione della cooperazione internazionale per rafforzare la capacità di difesa dell’esercito.
Quest’ultimo aspetto è indispensabile alla luce delle condizioni tecnologiche, dell’economia degli armamenti e operative. Una più stretta cooperazione internazionale apre ulteriori opportunità all’esercito, in particolare nei settori dell’istruzione e dell’acquisto di armamenti. Nell’ambito di iniziative internazionali, la Svizzera potrebbe per esempio acquistare sistemi principali, o mantenerne il valore, insieme ai propri partner.
Questa variante del profilo delle capacità attribuisce la massima priorità alle capacità di difesa da una minaccia a distanza. Si rifà in gran parte agli scenari 2 (politica egemonica di uno Stato con minaccia a distanza) e 3 (forme di conflitto ibride condotte da una grande potenza).
In questo caso, nello sviluppo delle capacità viene posto l’accento sulla protezione dalle minacce provenienti dallo spazio aereo, dagli oggetti volanti senza equipaggio e a bassa quota e, infine, dai missili balistici. Oltre all’acquisto, già avviato, di nuovi aerei da combattimento e di un sistema di difesa terra-aria a lunga gittata, sarebbero necessari anche una modernizzazione dei mezzi di protezione dello spazio aereo inferiore e uno sviluppo delle capacità nello spazio aereo medio.
Per poter fornire appoggio alle autorità civili nella salvaguardia della sicurezza interna, servirebbero ulteriori investimenti nella rete informativa integrata. Con sensori supplementari si potrebbero migliorare non solo la sorveglianza dello spazio aereo, ma anche l’individuazione precoce di minacce al suolo, come attacchi alle infrastrutture critiche o attentati.
Infine, sarebbe necessario un sostanziale sviluppo delle capacità anche per quanto concerne l’efficacia al suolo e nel settore della logistica. In tal modo si potrebbe migliorare l’equipaggiamento delle truppe di terra per impieghi in un ambiente di conflitto ibrido e aumentare la loro capacità di resistenza in caso di impieghi prolungati.
Le capacità della Sanità militare rimarrebbero invece poco sviluppate. Le sue prestazioni si limiterebbero alla prima assistenza e al trasporto di pazienti. La mobilità protetta al suolo e la flotta di veicoli da combattimento potrebbero persino essere notevolmente ridotte. Poiché questa variante non pone l’accento su attacchi terrestri di vasta portata, sarebbe sufficiente il mantenimento del valore dei mezzi rimanenti. Ciò varrebbe anche per i mezzi finalizzati alla mobilità nello spazio aereo. I sistemi attuali verrebbero sostituiti solo parzialmente e, nel complesso, la capacità di trasportare materiale o di fornire appoggio alle autorità civili potrebbe essere ridotta.
Questa variante del profilo delle capacità è orientata, in modo equilibrato, ai conflitti ibridi, alle minacce a distanza e, in casi estremi, a un attacco militare su larga scala. In molti casi tali minacce potrebbero verificarsi contemporaneamente o in rapida successione con attori e mezzi diversi. Per poter gestire una situazione di questo tipo, l’esercito dovrebbe disporre di un profilo delle capacità equilibrato e rinunciare pertanto a porre chiaramente l’accento su un aspetto specifico nell’ambito dello sviluppo delle capacità. Ciò significa che, a differenza delle varianti 1 e 3, le singole capacità sarebbero meno sviluppate, ma allo stesso tempo coprirebbero una parte più ampia del profilo delle capacità.
Affinché l’esercito possa ottenere un’efficacia sostanziale in tutti i settori, servirebbe un quadro completo della situazione. Quest’ultimo consente infatti ai servizi informazioni di anticipare minacce e pericoli. Per raggiungere il grado di capacità desiderato nella rete informativa integrata, lo spettro dei sensori dovrebbe essere ampliato in tutte le zone d’efficacia. Con il contemporaneo ampliamento dei sistemi di condotta, si potrebbe migliorare la comunicazione tra i sensori, la condotta nonché i sistemi di effettori da un lato e i partner civili dall’altro.
Infine, sarebbe necessario anche un ulteriore sviluppo, in parte già avviato, per migliorare le capacità nelle singole zone d’efficacia. Oltre all’ampliamento del Comando Ciber e dei Centri di calcolo DDPS, nel ciberspazio e nello spazio elettromagnetico servirebbero in particolare anche effettori per l’esplorazione dei segnali di comunicazione. Per garantire una protezione completa contro le minacce provenienti dallo spazio aereo, l’esercito – oltre agli acquisti avviati nell’ambito del programma Air2030 – dovrebbe investire anche nella protezione dello spazio aereo inferiore e medio. Al fine di ottenere l’efficacia auspicata al suolo, oltre ai mezzi previsti per l’efficacia indiretta a corta e media distanza, dovrebbero essere acquistati anche mezzi per distanze maggiori e missili contro obiettivi al suolo. Inoltre, dovrebbe essere migliorata la capacità di resistenza delle truppe, in particolare attraverso una maggiore protezione dei mezzi logistici e scorte appropriate di munizioni e carburanti.
Nei settori della Sanità militare e della mobilità, il mantenimento delle capacità sarebbe in linea di principio sufficiente per consentire all’esercito di reagire alle minacce ipotizzate. In caso di necessità, le flotte di veicoli non protetti, elicotteri da trasporto e velivoli ad ala fissa verrebbero rinnovate, ma non ampliate. Inoltre, nel settore della mobilità protetta, le capacità risulterebbero temporaneamente ridotte, poiché solo alcuni dei veicoli da combattimento da mettere fuori servizio – in particolare i carri armati granatieri M-113 – verrebbero sostituiti. Investimenti sostanziali in questo settore sarebbero previsti solo dopo il 2035.
Questa variante del profilo delle capacità attribuisce la massima priorità alle capacità di difesa da un attacco militare su larga scala. Come nella variante 1, l’attacco armato sarebbe preceduto da una fase più lunga in cui verrebbero attuate forme di conflitto ibride. In questa variante, gli scenari 4 (difesa da un attacco militare su larga scala) e 3 (forme di conflitto ibride condotte da una grande potenza) sono pertanto determinanti per il futuro profilo delle capacità.
In questo caso, nello sviluppo delle capacità viene posto l’accento sulla difesa da un attacco armato in tutte le zone d’efficacia. Ci si concentra soprattutto sulla protezione dello spazio aereo superiore. È inoltre altrettanto importante disporre di truppe di terra altamente mobili e ben protette, con mezzi resistenti.
Se l’esercito dovesse operare contemporaneamente in tutte le zone d’efficacia, lo farebbe in una rete integrata e coordinata di sistemi e mezzi. Tuttavia, oggi la comunicazione rapida e sicura tra i livelli di condotta funziona solo in misura minima. Mancano inoltre sensori che consentano di avere un quadro consolidato della situazione. Pertanto, la più grande lacuna di capacità in termini di difesa da un attacco militare su larga scala si riscontrerebbe nel settore della condotta e dell’interconnessione nonché nella rete informativa integrata. Sono già state avviate diverse misure per migliorare questa situazione, come l’unificazione dei sistemi di telecomunicazione o l’ampliamento della Rete di condotta Svizzera.
Per ottenere una solida capacità di difesa, l’esercito avrebbe bisogno di nuovi mezzi contro obiettivi a qualsiasi distanza. Come nella variante 2, oltre ai mezzi previsti per l’efficacia indiretta a corta e media distanza, dovrebbe disporre anche di mezzi per distanze maggiori e di missili contro obiettivi al suolo. Per permettere all’esercito di riconquistare il terreno perduto, questi mezzi dovrebbero essere mobili, protetti e in grado di prevalere. Al fine di aumentare la capacità di resistenza delle truppe, sarebbe necessario proteggere al contempo anche i mezzi logistici. Inoltre, anche le scorte di munizioni e carburanti dovrebbero essere migliorate. Nel ciberspazio e nello spazio elettromagnetico, lo sviluppo si limiterebbe in gran parte alle misure avviate con il Comando Ciber e i Centri di calcolo DDPS. Nel settore della Sanità militare si avrebbe un leggero potenziamento delle capacità grazie al miglioramento della prima assistenza e del trasporto di pazienti.
Lo sviluppo delle capacità nei suddetti settori avverrebbe principalmente a spese della mobilità nello spazio aereo e della mobilità non protetta al suolo. I velivoli ormai obsoleti, come gli elicotteri da trasporto di peso medio, verrebbero sostituiti solo in parte, il che ridurrebbe notevolmente la capacità di fornire appoggio alle truppe di terra. Infine, anche la flotta di veicoli non protetti verrebbe ridotta, sebbene tale riduzione possa essere in parte compensata con prestazioni civili.
Le varianti 1 e 3 pongono chiaramente l’accento su aspetti riguardanti determinati settori di capacità, ma mettono in conto notevoli rinunce e capacità poco sviluppate negli altri settori.
La variante 1, concepita principalmente per affrontare minacce a distanza, pone l’accento sulla protezione dello spazio aereo in tutto il suo spettro, in particolare nell’area vicina al suolo. Per contro, le truppe di terra sarebbero meno protette in caso di attacco terrestre e avrebbero meno mezzi per riconquistare il terreno perduto. Se la situazione dovesse cambiare, potrebbe non essere possibile colmare questa lacuna di capacità in tempo utile.
Nella variante 2, l’esercito sarebbe in grado di fornire un certo livello di prestazioni in tutti i settori. Disporrebbe di un profilo delle capacità ampio e non presenterebbe lacune considerevoli in termini di capacità, pur non essendo in grado di fornire prestazioni superiori alla media in determinati settori. Un simile profilo è in linea con l’obiettivo di un maggiore orientamento dell’esercito alle forme di conflitto ibride formulato nel Rapporto sulla politica di sicurezza 2021. Inoltre, corrisponde a quanto indicato nella conclusione del rapporto complementare del 2022 del Consiglio federale, che prevede di colmare le lacune in termini di capacità in tempi più brevi nonché di mantenere le capacità nell’intera gamma di capacità dell’esercito e di svilupparle per la difesa da un attacco armato.
La variante 3 pone l’accento sulla difesa da un attacco militare su larga scala. Con questa variante, le truppe di terra sarebbero più protette in caso di attacco terrestre. A tal fine, l’esercito acquisterebbe un grande numero di mezzi resistenti, ma dovrebbe compensare tali acquisti con una minore efficacia contro gli obiettivi aerei. Anche nel ciberspazio e nello spazio elettromagnetico l’esercito e i fornitori civili di prestazioni dovrebbero accontentarsi di un’efficacia ridotta.
Il Consiglio federale giunge alla conclusione che, per l’esercito, un profilo delle capacità ampio ed equilibrato sia il più adatto a proteggere la Svizzera dalle minacce e dai pericoli prevedibili, anche se ciò comporta limitazioni in singoli settori di capacità. La base migliore per un simile profilo delle capacità è la variante 2, concepita per un conflitto in escalation, compresa la difesa da un attacco armato, ma che non presenta lacune considerevoli in termini di capacità. Questo aspetto è decisivo, poiché un attore cerca sempre di prendere di mira le lacune in termini di capacità e le vulnerabilità dell’avversario.
Con la variante 2 l’esercito, come sistema globale, viene preparato agli scenari fondamentali. In questo modo può coprire l’intera gamma dei propri compiti. Inoltre, grazie al suo profilo delle capacità equilibrato, può integrare in modo più efficace gli altri strumenti della politica di sicurezza e aumentarne la capacità di resistenza. Alla luce dell’attuale situazione in materia di politica di sicurezza, il Consiglio federale non ritiene opportuno spostare l’accento su determinate capacità. In tal caso, infatti, la Svizzera sarebbe sufficientemente protetta soltanto contro una parte delle potenziali minacce.
Il profilo di capacità necessario per assicurare la capacità di difesa dell’esercito
L’esercito serve a prevenire la guerra e contribuisce a preservare la pace. Deve essere in grado di difendere il Paese e la sua popolazione, proteggere le infrastrutture critiche, salvaguardare la sovranità sullo spazio aereo e appoggiare le autorità civili. Inoltre, fornisce al contempo contributi per il promovimento militare della pace in ambito internazionale. Secondo il progetto della Strategia di politica estera 2024−2027, adottato dal Consiglio federale il 29 settembre 2023, la Svizzera amplierà ulteriormente i propri contributi di alta qualità nel quadro del promovimento militare della pace. Per adempiere tutti questi compiti, è necessario un profilo delle capacità ampio. Quest’ultimo si basa su un quadro di conflitto ibrido, che include anche la difesa da un possibile attacco armato.
Per migliorare le capacità relative alla condotta e all’interconnessione, è necessario ampliare ulteriormente i Centri di calcolo DDPS e la Rete di condotta Svizzera. Al contempo, occorre unificare e ampliare i sistemi d’informazione e di telecomunicazione, attualmente eterogenei. Ciò migliora lo scambio rapido, protetto e mobile di dati, la condotta interconnessa di azioni e la comunicazione con le autorità civili.
Oltre a ulteriori investimenti nei Centri di calcolo e nelle telecomunicazioni dell’esercito, lo sviluppo di queste capacità richiede anche investimenti in un nuovo sistema di condotta e d’informazione nonché in nuovi veicoli di condotta protetti basati su una piattaforma portante unitaria.
Per potenziare le capacità della rete informativa integrata, è necessario migliorare – a livello sia qualitativo che quantitativo – i mezzi d’esplorazione in tutte le zone d’efficacia. Ciò consente di colmare le lacune in termini di capacità nell’acquisizione di informazioni in tutte le zone d’efficacia e anche nella sintetizzazione del quadro della situazione aerea.
Per lo sviluppo di queste capacità, oltre al mantenimento del valore e all’integrazione dei sensori esistenti sono necessari anche ulteriori investimenti, in particolare in un radar passivo, in un radar parzialmente mobile a corto e lungo raggio, nei mini droni e nell’esplorazione di segnali. L’esercito sta anche valutando come utilizzare maggiormente lo spazio cosmico per l’acquisizione di informazioni e la comunicazione.
Per migliorare l’efficacia contro obiettivi aerei, oltre agli acquisti avviati nel quadro del programma Air2030 sono previsti anche investimenti nella difesa terra-aria a corta e media gittata, come indicato nel rapporto «La difesa aerea del futuro». Ciò consente di combattere in modo più efficace i missili da crociera, i droni armati e gli aerei da combattimento nello spazio aereo inferiore e medio.
Per questo orientamento delle capacità, l’esercito deve investire nel rinnovamento dei sistemi di difesa contraerea a corta gittata, che hanno ormai un’efficacia limitata e sono in parte obsoleti.
Per migliorare l’efficacia contro obiettivi al suolo sono necessari investimenti nella modernizzazione dell’artiglieria e nel mantenimento della capacità di difesa anticarro. L’obiettivo è migliorare l’appoggio di fuoco indiretto a media e lunga distanza e riacquisire la capacità di combattere obiettivi blindati mobili.
Per lo sviluppo di queste capacità è necessario investire in un nuovo sistema d’artiglieria su ruote con un preciso fuoco d’appoggio fino a 50 chilometri. Tale sistema sostituirà l’obice blindato M-109, acquistato oltre 50 anni fa. Per garantire l’efficacia dell’esercito anche in un ambiente teatro di combattimenti, il carro armato 87 Leopard WE dovrà essere sottoposto a un programma di mantenimento del valore, come indicato nel rapporto «Il futuro delle truppe di terra». Inoltre, per la difesa contraerea dovrà essere acquistato un missile terra-terra che possa essere impiegato indipendentemente dai veicoli. Al fine di aumentare la capacità di resistenza, per questi sistemi di effettori saranno necessari acquisti successivi di una quantità sufficiente di munizioni.
Per migliorare l’efficacia nel ciberspazio e nello spazio elettromagnetico, oltre al potenziamento del Comando Ciber e dei Centri di calcolo DDPS servono in particolare misure per proteggere i sistemi d’informazione e di telecomunicazione nonché effettori per l’esplorazione di segnali di comunicazione. L’obiettivo è consentire all’esercito di aumentare la resilienza dei propri sistemi e di migliorare la difesa dai ciberattacchi a infrastrutture militari o civili. Al contempo, tali misure costituiscono il presupposto per la digitalizzazione della truppa a tutti i livelli, come previsto nel «Concetto generale ciber».
Per lo sviluppo di queste capacità, oltre a potenziare il Comando Ciber a livello di infrastrutture e di personale è necessario anche investire nei sensori e negli effettori per l’esplorazione e la perturbazione di segnali di comunicazione.
Per migliorare le capacità della logistica, l’esercito dovrà aumentare la protezione dei propri mezzi e la propria autonomia di approvvigionamento. Inoltre, le scorte di munizioni e carburanti dovranno essere orientate ai possibili scenari di minaccia. In questo modo, in caso di impieghi prolungati l’esercito potrà aumentare la capacità di resistenza delle proprie truppe mediante il rifornimento.
Per lo sviluppo di queste capacità è necessario investire nell’ampliamento dei mezzi logistici decentralizzati e protetti, nei sistemi per la produzione di elettricità nonché nelle munizioni e nei nuovi tipi di munizioni.
Per mantenere le capacità della Sanità militare al livello attuale, è necessario rinnovare i posti di soccorso sanitario mobili e una parte dei veicoli sanitari. Ciò consente all’esercito di garantire almeno l’assistenza pre-ospedaliera di emergenza e il trasporto protetto di pazienti. L’assistenza sanitaria continuerà tuttavia a dipendere in larga misura dalle prestazioni del servizio sanitario e veterinario civile.
Per il mantenimento di queste capacità è necessario investire nel materiale sanitario e nei veicoli leggeri.
La capacità di mobilità non protetta al suolo dovrà rimanere al livello attuale. A tal fine, in caso di necessità la flotta di veicoli non protetti dovrà essere rinnovata, ma non ampliata. In questo modo l’esercito potrà continuare a svolgere i necessari impieghi di approvvigionamento e di aiuto in Svizzera e all’estero. Il dispendio di risorse proprie dell’esercito può essere ridotto ricorrendo alle prestazioni di fornitori civili.
Per mantenere la capacità, l’esercito deve costantemente investire nel rinnovamento delle autovetture, dei furgoni e degli autocarri attuali.
Per mantenere la capacità di mobilità protetta al suolo a un livello accettabile, è necessario prolungare la durata di utilizzazione degli attuali veicoli da combattimento, la maggior parte dei quali ha più di 30 anni. Alcuni di questi veicoli sono impiegabili solo in misura limitata in zone edificate.
Sono necessari investimenti sia per prolungare la durata di utilizzazione che per sostituire i veicoli. I veicoli cingolati dovranno essere sostituiti, in misura sempre maggiore, da veicoli ruotati. Tuttavia, il numero di sistemi da mettere fuori servizio ‒ in particolare i circa 300 carri armati granatieri M-113 ‒ non può essere interamente compensato con nuovi acquisti. Poiché investimenti sostanziali nella mobilità protetta saranno possibili solo dopo il 2035, l’esercito dovrà mettere in conto un livello di capacità temporaneamente ridotto.
Per mantenere la capacità di mobilità nello spazio aereo al livello attuale, la flotta di elicotteri da trasporto e di velivoli ad ala fissa dovrà essere rinnovata dove necessario, ma non ampliata. Ciò consentirà all’esercito di continuare a effettuare per via aerea trasporti di persone e materiale nonché azioni di ricerca e di salvataggio nella misura attuale.
Per mantenere questa capacità è necessario investire soprattutto nella sostituzione degli elicotteri da trasporto di peso medio Super Puma e Cougar. Vengono inoltre valutate possibilità di cooperazione nel settore della mobilità strategica nello spazio aereo.
Il necessario sviluppo delle capacità dell’esercito
Se si confronta l’odierno profilo delle capacità dell’esercito con il profilo della variante 2, che è quella che il Consiglio federale predilige, si riscontrano attualmente lacune in termini di capacità in diversi settori. Tali lacune riguardano soprattutto la condotta e l’interconnessione, la rete informativa integrata e i sensori come pure le capacità relative all’efficacia al suolo, nello spazio aereo nonché nel ciberspazio e nello spazio elettromagnetico. Per colmare queste lacune sono necessari gli interventi esposti qui di seguito.
A breve termine occorre migliorare la capacità di condotta dell’esercito attuando pienamente i progetti già in corso (Centri di calcolo DDPS, Rete di condotta Svizzera, Telecomunicazioni dell’esercito). Inoltre, è necessario acquistare un nuovo sistema di condotta e d’informazione nonché veicoli di condotta protetti. Due piccole tranche di questi veicoli possono essere richieste entro la fine degli anni 2020, mentre una più grande seguirà in un secondo momento.
Per quanto concerne la rete informativa integrata, occorre rafforzarla ampliando lo spettro dei sensori, il che serve in primo luogo per la sorveglianza dello spazio aereo. Ai fini della protezione dalle minacce provenienti dallo spazio aereo sono inoltre necessari ulteriori mezzi per la difesa terra-aria. Lo sviluppo della capacità di combattere obiettivi a media gittata sarà proposto al Parlamento verso la fine degli anni 2020. Il rinnovamento dei mezzi per la difesa terra-aria a corta gittata è previsto nel corso degli anni 2030.
L’efficacia al suolo dovrà essere rafforzata mediante l’acquisto di un nuovo sistema d’artiglieria su ruote e di un missile terra-terra, mentre per il carro armato da combattimento Leopard, già sottoposto a un programma di mantenimento del valore, dovrà essere previsto un ulteriore programma di questo tipo. Saranno inoltre necessari acquisti integrativi di munizioni per garantire la capacità di resistenza al suolo e nello spazio aereo.
Nel ciberspazio e nello spazio elettromagnetico l’attenzione si concentra sul potenziamento del Comando Ciber e della guerra elettronica. Negli altri settori devono essere preservate le capacità attuali, per esempio mediante il mantenimento del valore dell’elicottero leggero da trasporto e addestramento e la modernizzazione dei posti di soccorso sanitario mobili.
A medio termine, è necessario investire nella logistica e nella mobilità nello spazio aereo. Nel settore della logistica, per esempio, è in programma la sostituzione delle macchine da cantiere e dei sistemi di rifornimento di carburante. La sostituzione di autocarri e rimorchi, anch’essa in programma, sarà invece attuata più tardi del previsto. Per mantenere al livello attuale la mobilità nello spazio aereo, a partire dall’inizio degli anni 2030 anche gli elicotteri da trasporto di peso medio dovranno essere sostituiti.
In tale periodo dovranno inoltre essere effettuati ulteriori investimenti a favore delle truppe di terra. Da un lato, occorre mantenere la capacità relativa all’efficacia diretta, per la quale possono essere impiegati veicoli protetti con ordigni guidati anticarro integrati; dall’altro, è necessario ampliare la capacità relativa all’efficacia indiretta, obiettivo che può essere raggiunto con l’artiglieria missilistica.
A lungo termine è necessario investire nella mobilità non protetta e protetta nonché nella capacità di resistenza. Questi investimenti verranno realizzati, per la maggior parte, solo nella seconda metà degli anni 2030 e influenzeranno quindi il livello di capacità.
Infine, a partire dal 2035, dovranno essere sostituiti numerosi sistemi di terra che sono giunti al termine della loro durata di utilizzazione negli anni 2020 ma la cui messa fuori servizio è stata rinviata.
In Svizzera le procedure relative ai grandi acquisti di armamenti durano dai sette ai 12 anni. In caso di conflitto incombente, tuttavia, i tempi previsti per gli acquisti risultano troppo lunghi per poter modernizzare l’esercito in tempo utile e conseguire la capacità di difesa. L’esercito ha pertanto elaborato una strategia che consente di modernizzare costantemente le truppe, in particolare quelle di terra. Questa modernizzazione dovrà avvenire in fasi chiaramente definite, in cui soltanto singole formazioni verranno equipaggiate con nuovo materiale. Questa procedura comporta diversi vantaggi rispetto a un’introduzione del materiale in tutto l’esercito: garantisce materiale sempre conforme ai più moderni standard tecnologici e alle esigenze militari attuali dell’esercito e consente di evitare lacune in fatto di equipaggiamento. Inoltre, è possibile fare esperienze con i nuovi sistemi e tenerne conto per i futuri progetti di appalto pubblico. Questo ulteriore sviluppo adattivo comporterà sfide per l’esercito, in particolare nei settori dell’istruzione, della condotta interconnessa e della logistica, ma gli consentirà anche di rafforzare più rapidamente la propria capacità di difesa nonostante i lunghi tempi previsti per gli acquisti.
Un altro modo per rafforzare le capacità di difesa è quello di ampliare la cooperazione internazionale, come raccomandato dal Consiglio federale nel rapporto complementare al Rapporto sulla politica di sicurezza 2021. Ciò è possibile nel quadro di iniziative di cooperazione multilaterale che consentono di sviluppare congiuntamente le capacità militari. Su base volontaria, gli Stati partecipanti possono scambiarsi competenze o testare standard, il che promuove l’interoperabilità delle forze armate. Questa cooperazione ha senso in alcuni settori, e in altri è addirittura necessaria. In particolare, nel caso dei sistemi con tecnologie altamente sviluppate, come il nuovo aereo da combattimento polivalente F-35A, il potenziale può essere sfruttato pienamente solo attraverso la partecipazione a gruppi di utenti e di lavoro multinazionali. Le iniziative di cooperazione possono tuttavia essere utili anche in relazione agli acquisti di armamenti, rendendo più efficienti l’istruzione, la manutenzione e la logistica. L’esercito adotta da anni con successo questo approccio con diversi sistemi d’arma e persegue tale obiettivo anche partecipando alla European Sky Shield Initiative per lo sviluppo di un sistema di difesa aerea europeo.
Oltre alla partecipazione a simili iniziative, è infine previsto anche un rafforzamento della cooperazione internazionale in materia di ricerca e sviluppo e nell’ambito dell’istruzione. In futuro, per esempio, parti delle truppe di terra potranno allenarsi, laddove possibile, insieme a forze armate straniere, come fanno già da tempo le forze aeree. In questo modo l’esercito potrà beneficiare delle esperienze maturate da partner selezionati e intensificare la cooperazione internazionale attraverso contributi propri.
Messaggio sull’esercito 2024: aumentare l’efficacia e la protezione nel ciberspazio
Nel quadro del messaggio sull’esercito 2024, il Consiglio federale ha sottoposto per la prima volta al Parlamento dei parametri fondamentali per l’orientamento concettuale dell’esercito nei prossimi 12 anni. Le capacità relative all’efficacia nel ciberspazio e nello spazio elettromagnetico saranno rafforzate aumentando l’efficacia e la protezione dei sistemi di informazione e comunicazione.
5 marzo 2024
Messaggio sull’esercito 2024: modernizzare la protezione dello spazio aereo inferiore e intermedio
Per la prima volta il Consiglio federale sottopone al Parlamento i parametri fondamentali riguardanti l’orientamento concettuale dell’esercito per i prossimi dodici anni. Le capacità nell’ambito dell’efficacia contro obiettivi aerei devono essere completate, modernizzando i mezzi previsti per la protezione dello spazio aereo inferiore e intermedio.
29 febbraio 2024
Messaggio sull’esercito 2024: ottimizzare lo scambio di dati rapido e protetto
Nel quadro del messaggio sull’esercito 2024, il Consiglio federale auspica un rafforzamento delle capacità nel settore «Condotta e interconnessione», da realizzare nei prossimi dodici anni mediante l’ottimizzazione dello scambio rapido e protetto di dati tra i livelli di condotta e con le autorità civili.
29 febbraio 2024
Messaggio sull’esercito 2024: perfezionare l’acquisizione di informazioni e la raffigurazione della situazione
Con il Messaggio sull’esercito 2024 il Consiglio federale sottopone per la prima volta al Parlamento i parametri di riferimento per l’orientamento dell’esercito a livello concettuale per i prossimi dodici anni. Si tratta di rafforzare le capacità nel settore della rete informativa integrata e dei sensori perfezionando i mezzi per l’acquisizione di informazioni e la rappresentazione della situazione in tutte le zone d’efficacia.
13 marzo 2024
Messaggio sull’esercito 2024: più peso alla difesa da un attacco militare
Con il messaggio sull’esercito 2024, il Consiglio federale sottopone per la prima volta al Parlamento i parametri fondamentali per l’orientamento dell’esercito a livello strategico nei prossimi 12 anni. Occorre continuare a orientare le capacità nel settore «efficacia contro obiettivi al suolo» verso un ambiente di conflitto ibrido, dando tuttavia alla difesa da un attacco militare un peso maggiore rispetto a quanto avvenuto finora.