Non solo cifre e razioni – il furiere parla di responsabilità, fiducia e sussistenza
Nel podcast dell’Esercito svizzero il colonnello SMG Mathias Müller si è intrattenuto, con il furiere Philipp Leu, su una funzione spesso sottovalutata nella quotidianità della truppa – quella del furiere. Dalla discussione è emersa chiaramente una forte componente di condotta e responsabilità che va ben oltre la pura contabilità.
Testo: Comunicazione Difesa, Mathias Müller
Leu ha illustrato in tutta chiarezza che la sfera di competenza del furiere non si limita soltanto all’amministrazione del materiale e delle finanze, ma comprende anche tutto il buon funzionamento dell’attività quotidiana. «Se la truppa non può consumare i pasti in orario, se le ordinazioni non funzionano o se manca la fiducia, il morale ne risente immediatamente», dichiara Leu. Specialmente nel caso dei macellai o di altri fornitori mi è già capitato di vedere che talvolta all’esercito vengano addirittura fatturati costi maggiorati per il solo fatto di essere considerato un acquirente all’ingrosso. A maggior ragione sono quindi importanti buone doti di negoziazione e una presenza determinata.
Per Leu l’istruzione a sergente non è stata soltanto una scuola militare – è stata anche una scuola di vita. «Si è dato ampio spazio all’autostima, e al modo di presentarsi – come capocucina o come sergente». Specialmente i quadri giovani devono imparare che l’autorità non si acquisisce tramite un titolo, bensì mostrando affidabilità e un atteggiamento consono. Vedendo un furiere all’opera presso la truppa si capisce subito che la sua attività non si riduce alla stesura di piani dei pasti e conteggi.
Questo ruolo implica anche un gioco di equilibrio fra tradizione e modernità. Esistono parametri chiari e strutture rigide, però nell’attività quotidiana è richiesta flessibilità. «È necessario assumersi delle responsabilità, trovare soluzioni e mantenere al contempo alti i valori dell’esercito», ha sottolineato Leu, andando così a toccare un punto fondamentale della condotta militare: collocare le persone al centro dell’attenzione e provvedere al benessere della truppa – infatti, un’unità che può contare su una buona sussistenza è anche un’unità efficiente.
Dalla retrospettiva personale di Leu è emerso chiaramente che il tema si estende ben oltre i confini della logistica. Da recluta, a Emmen la qualità del cibo gli è parsa sorprendentemente elevata. Questa esperienza ha lasciato il segno, dimostrandogli che l’approvvigionamento è anche un elemento di cultura e di identità dell’esercito. Nella sua funzione attuale si sente in dovere di mantenere questo livello e di trasmetterlo agli altri.
L’intervista ha dimostrato che il furiere non è soltanto l’«uomo che si occupa delle cifre». È al tempo stesso persona di fiducia, organizzatore, talvolta anche psicologo – e in definitiva un fattore decisivo per la prontezza all’impiego. Chi crede che si tratti soltanto di amministrazione misconosce la sostanza: il furiere è colui che fa funzionare la truppa.
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Sergente Cécile Klusák – successo grazie a coraggio, prestazioni e cameratismo
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Haroon Khan: l’integrazione in uniforme – una vita in mezzo a culture diverse
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