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Impiego come ufficiale di milizia in un contesto internazionale: il ruolo del Chief Tactical Effects Centre

Nel Tactical Effects Centre (TEC), il tenente colonnello Daniel Boos, in qualità di ufficiale di milizia, ricopre la posizione di Chief TEC del 46° contingente SWISSCOY. In veste di sottocapo di stato maggiore a livello di brigata, fa rapporto al sostituto comandante del Regional Command East (RC-E) e impartisce ordini a ufficiali e sottufficiali di varie nazioni.

25.08.2022 | Uff spec Norbert Jenal, ufficiale stampa e informazione del 46° contingente SWISSCOY

Boos und Doerig
Il ten col Chief TEC Daniel Boos e l’uff spec Deputy Chief Assessment Anton Dörig.

Il Camp Bondsteel, dove il tenente colonnello Daniel Boos è di stanza durante la sua missione SWISSCOY, ospita il quartier generale della US Army in Kosovo. Le circa 250 baracche in legno fungono da uffici e alloggi, tutte perfettamente allineate proprio come nei film americani. La postazione di lavoro del tenente colonnello Daniel Boos, capo TEC, è incorporata nel Joint Operations Center (JOC). In quest’ala dell’ufficio, visivamente schermata e protetta da filo spinato, vige un rigido divieto di fotografare e anche gli smartphone devono rimanere chiusi a chiave alla reception. «Il JOC è il cuore del campo, per così dire. Nella sala di comando teniamo i nostri briefing», spiega il ten col Daniel Boos, che prosegue: «Questa funzione è attualmente incorporata nella brigata di fanteria leggera KFOR 30 e il ritmo di condotta e i processi di comando sono simili ai nostri. Tutto ciò contribuisce a facilitare la comprensione e la comunicazione reciproche». 

Daniel Boos e l’ufficiale specializzato Anton Dörig, anche lui svizzero, sono soldati di milizia e sanno muoversi con padronanza in seno a questa unità multinazionale. Qui lavorano militari provenienti da numerosi Paesi, sotto il comando di un colonnello americano. «È imprescindibile possedere ottime conoscenze d’inglese», prosegue Daniel Boos. Egli stesso ha studiato per diversi anni in Inghilterra, avendo redatto anche le sue tesi di master e dottorato in inglese. In effetti, le sue conoscenze linguistiche sono di ottimo livello. Oltre a una missione come osservatore militare delle Nazioni Unite nell’ambito della United Nations Truce Supervision Organization (UNTSO) in Vicino Oriente, è stato attivo professionalmente per diversi anni nel mondo anglosassone. «Nonostante le mie estese conoscenze linguistiche mi sono dovuto comunque familarizzare con il vocabolario militare. Il periodo di passaggio di consegne è durato una settimana, dopodiché ho dovuto arrangiarmi autonomamente. In veste di capo TEC, ho dovuto guadagnarmi fin dal primo momento l’accettazione del mio team, che si ottiene solo presentandosi in modo sicuro ed eloquente, con un bagaglio di esperienza adeguato». 

L’Esercito svizzero prevede la funzione di capo TEC dal 2019. Il ten col Daniel Boos comanda e conduce 14 ufficiali e sottufficiali provenienti da Paesi diversi. «In seno al TEC comando tramite i miei subordinati diretti quattro subteam. Partecipo anche a vari gruppi di lavoro e ai rapporti a livello di quartier generale, brigata e battaglione Effects». La realtà quotidiana del capo TEC è estremamente variegata. Oltre alla corrispondenza di tutti i giorni via e-mail, gli ufficiali e i sottufficiali del TEC preparano un rapporto sulle attività in corso e su quelle future, elencando i progressi del progetto nell’ambito del cosiddetto Effects Based Approach. 

Questi rapporti servono al capo TEC da un lato per informare il suo comandante di brigata e dall’altro per stabilire le linee guida per i vari gruppi di lavoro e i rapporti. Inoltre, il monitoraggio continuo della situazione è essenziale per questa funzione. «Ogni giorno analizzo i Daily Situational Reports (DSR) preparati dalla mia cellula di valutazione, che tracciano un quadro aggiornato della situazione, e li approvo per la pubblicazione. Devo poi trarne le misure necessarie, attuandole in modo appropriato». Quando possibile, il capo TEC viaggia con i Liaison and Monitoring Team (LMT) dell’RC-E per tastare personalmente il polso della regione. Tra i suoi compiti rientra anche il mantenimento di stretti contatti con il battaglione Effects e con gli ufficiali di stato maggiore all’interno del quartier generale, dove deve rappresentare l’RC-E nei gruppi di lavoro. 

I militari di professione con cui il colonnello Daniel Boos lavora come capo TEC hanno fondamentalmente un approccio cinetico. Il suo compito, tuttavia, è quello di ottenere progressi duraturi e a lungo termine nel settore d’impiego con misure non cinetiche. Il colonnello Daniel Boos nella sua funzione punta proprio a questo. «Il successo di questo obiettivo dipende da molti fattori. Uno di questi è l’atteggiamento di base positivo nei confronti delle misure e delle abilità non cinetiche. È importante, dove opportuno, contrastare questo atteggiamento cinetico di base degli altri eserciti nell’ambito della pianificazione dell’azione o della condotta». In queste circostanze la cultura della neutralità e l’addestramento di milizia della Svizzera gli sono stati di grande aiuto. «Noi svizzeri non dobbiamo affatto nasconderci nel contesto del Peace Support internazionale, anzi. Il nostro addestramento, soprattutto a livello di battaglione e brigata, è in linea con la dottrina attuale e possiamo fornire un vero e proprio valore aggiunto a questa missione di promovimento della pace con la nostra esperienza, anche grazie al nostro sistema di milizia». 

Pertanto, l’ex comandante di un battaglione meccanizzato vede questa funzione di sottocapo di stato maggiore di una brigata come un arricchimento militare e un’opportunità unica. «Questa funzione mi permette di svolgere un’importante attività in seno a una missione di promovimento della pace al servizio di una task force internazionale a livello di brigata. Qui posso mettere in pratica e sperimentare a pieno tutto ciò che ho imparato finora durante i vari corsi di formazione alla condotta e di stato maggiore, nonché l’esperienza maturata nel settore privato». Il colonnello Daniel Boos raccomanda quindi questa posizione a chiunque sia disposto ad apprendere rapidamente nuove conoscenze e abbia un alto grado di flessibilità, oltre a possedere i requisiti professionali e militari di base. 

Lavorare per la promozione della pace


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