Vivere e lavorare nel cuore della popolazione
Da 20 anni, nel quadro della missione EUFOR ALTHEA, l’Esercito svizzero contribuisce in maniera sostanziale al mantenimento della pace in Bosnia ed Erzegovina. Una parte di questo impegno è costituito dai due cosiddetti Liaison and Observation Team (LOT) nel sud del Paese, in Erzegovina. Uno si trova a Mostar nella Federazione di Bosnia ed Erzegovina, l’altro a Trebinje nella Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina.

In quanto membri dei LOT, uno dei nostri compiti è fornire appoggio alle autorità della Bosnia ed Erzegovina nell’instaurare e mantenere un clima di sicurezza per la popolazione. A tale scopo, i LOT distribuiti in tutto il Paese sono impiegati in attività di pattugliamento e di dialogo per tastare il polso della società. La mia responsabilità come team leader a Mostar è di svolgere assieme al mio team degli incontri con diversi decisori e altri esponenti della popolazione locale, di preparare e di rielaborare tali incontri e quindi di fornire un quadro completo della situazione nel nostro settore d’impiego. Il quadro della situazione viene poi trasmesso al quartiere generale dell’EUFOR ALTHEA a Sarajevo, dove confluiscono le informazioni provenienti da tutti i LOT e viene illustrata alla missione lo sviluppo della situazione di sicurezza di tutto il Paese.
Con oltre 100’000 abitanti, Mostar è la sesta città più grande del Paese ed è considerata la capitale storica e il centro culturale dell’Erzegovina. Il nome Mostar significa guardiano del ponte e deriva dal simbolo della città. L'imponente ponte, costruito nel XVI secolo, fu tristemente al centro dell'attenzione mondiale durante la guerra del 1993, quando crollò a seguito dei bombardamenti, precipitando nel fiume Neretva. Undici anni più tardi venne riaperto e inserito nella Lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Successivamente all’Accordo di pace di Dayton del 1995, Mostar è riuscita a riprendersi relativamente bene e, soprattutto durante i mesi estivi, gode di un gran numero di turisti internazionali che visitano il pittoresco centro storico.
Divisione della società in etnie
L’accordo di pace ha tuttavia portato a una forte frammentazione della società che si riflette in numerosi ambiti della vita quotidiana, soprattutto nel panorama politico. Per partecipare alla vita politica, oggigiorno è indispensabile appartenere a uno dei tre gruppi etnici statali, ossia identificarsi come bosgnacchi, croati o serbi. Un vero e proprio processo di formazione della nazione bosniaco-erzegovina è difficilmente riconoscibile. Invece, tutti e tre i gruppi etnici perseguono individualmente una politica storica fortemente tangibile e visibile. La nostra casa LOT (siccome viviamo in un quartiere residenziale e non all’interno di un camp) si trova nella parte occidentale croato-cattolica della città. Qui le strade portano il nome di città e personalità croate e sono decorate con bandiere e simboli croati che esprimono l’attaccamento alle unità del Consiglio di difesa croato (l'esercito bosniaco-croato durante le guerre jugoslave). Nella parte orientale della città, a maggioranza bosniaco-musulmana, e nei territori della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, che fanno anch’essi parte del nostro bacino di utenza, la semantica è organizzata in base al gruppo etnico locale dominante. In scienze politiche la situazione instauratasi dopo l’Accordo di pace di Dayton viene utilizzata come un esempio paradigmatico di «pace negativa», nel senso che la guerra è finita, ma è stato creato un sistema di cui nessuno è veramente soddisfatto.
Le tre lingue ufficiali della Bosnia ed Erzegovina
Anziché «vivere assieme» i bosgnacchi, i croati bosniaci e i serbi bosniaci tendono piuttosto a vivere «fianco a fianco». Ciascun gruppo etnico ha un proprio sistema scolastico di base e a Mostar ci sono un’università bosniacca e una bosniaco-croata. Il Paese ha formalmente tre lingue ufficiali: bosniaco e croato in caratteri latini e serbo in caratteri cirillici. Dal punto di vista linguistico, si tratta di tre varietà standard della medesima lingua, precedentemente nota come serbo-croato. La loro diversa denominazione è quindi prettamente politica, come se si dicesse che in Germania, in Austria e nella Svizzera tedesca si parlano lingue diverse.
Questo pone al governo centrale, già in difficoltà, la sfida di pubblicare ogni documento ufficiale in tutte e tre le lingue ufficiali, tenendo quindi conto delle differenze, per lo più marginali. Ad esempio, quando si acquista un pacchetto di sigarette, la stessa avvertenza sanitaria è riportata per tre volte con la medesima dicitura: due volte in caratteri latini e una in caratteri cirillici.
La conoscenza della storia è fondamentale
Per classificare in maniera corretta e oggettiva le informazioni che riceviamo quotidianamente durante i nostri incontri e le conversazioni spontanee, è essenziale saper riconoscere e interpretare le stratificazioni profonde a livello storico e culturale del Paese e della sua popolazione. Come storico specializzato in Europa dell’est, è per me un privilegio poter applicare direttamente le conoscenze acquisite durante i miei studi e i vari soggiorni all’estero e condividerle con i miei camerati.
