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ComunicazioniPubblicato il 23 maggio 2024

Peacekeeper di seconda generazione nella MINURSO

Nel 1991 l’Esercito svizzero inviò nel Sahara occidentale una Swiss Medical Unit (SMU) a favore della missione ONU MINURSO, in cui in qualità di partecipanti i miei genitori si conobbero e svolsero un impiego biennale. 33 anni dopo io presto servizio quale osservatore militare nella stessa missione.

Un rapporto del capitano Guido Haefeli, osservatore militare della MINURSO

«Sì, sono colui i cui genitori erano già qui». Pronuncio spesso questa frase qui nel Sahara occidentale. Con poco più di 200 osservatori militari la MINURSO è una piccola missione ONU e la mia storia familiare è diventata rapidamente di dominio pubblico. Ma cominciamo dall’inizio.

Nel 1991 l’Esercito svizzero inviò in Sahara occidentale la «Swiss Medical Unit» (SMU), costituita al massimo da 85 uomini e donne, allo scopo di garantire l’assistenza medica all’interno della missione ONU MINURSO. I miei genitori facevano parte del primo contingente SMU: mia madre era impiegata quale infermiera in cure intense, mentre mio padre pilotava il velivolo a elica «Twin Otter» quale pilota da trasporto. Non giunsero nel Sahara occidentale come coppia, ma si conobbero nel corso della missione.

L’impiego peacekeeper ha segnato i miei genitori

Quando nel 1991 i miei genitori si annunciarono per svolgere l’impiego di promovimento della pace nel Sahara occidentale, ciò significava che la missione sarebbe durata sei mesi. Le truppe ONU dovevano sorvegliare l’armistizio tra l’esercito marocchino e il Fronte POLISARIO, impegnato per l’indipendenza del Sahara occidentale. Nel frattempo la componente civile della missione doveva organizzare il referendum. Tuttavia il referendum non ha avuto luogo fino ad oggi, 33 anni dopo l’inizio della MINURSO.

In seguito la durata dell’impiego dei miei genitori è passata dai sei mesi iniziali a due anni. È stata un’esperienza che li ha segnati entrambi. Da bambino sentivo spesso i loro racconti sul periodo trascorso nel Sahara occidentale. Mia madre mi raccontava delle condizioni di povertà del popolo indigeno dei saharawi, dei disturbi agli occhi di cui erano afflitti molti bambini a causa della sabbia del deserto e dei soldati ONU feriti gravemente dalle mine terrestri. Mio padre mi riferiva delle condizioni di vita miserabili che regnavano nei campi profughi dei saharawi nel Tindouf algerino, dell’estrema calura e di come la sabbia del deserto si insinuasse negli ingranaggi del velivolo ad elica. Entrambi piangono ancora oggi la perdita di due loro connazionali: un’infermiera svizzera deceduta nel 1992 in un incidente della circolazione nel Sahara occidentale e un pilota svizzero perito nel 1993 in un incidente aereo nel Sahara occidentale al comando del suo Pilatus PC-6. Nell’agosto 1993 l’Esercito svizzero ha concluso il suo impiego e ha ritirato l’SMU dalla MINURSO, tuttavia dal 2014 partecipa di nuovo alla missione con osservatori militari.

L’impiego quale osservatore militare era il mio obiettivo

L’impiego dei miei genitori nel Sahara occidentale ha segnato anche me e ha acceso il desiderio di svolgere parimenti un impiego di promovimento della pace in una missione ONU. Quando a 19 anni sono entrato in servizio nella scuola reclute, mi ero già posto l’obiettivo di diventare ufficiale e in seguito recarmi nel Sahara occidentale come osservatore militare ONU. Come si vede, ho raggiunto questo obiettivo. Dopo avere pagato il grado quale caposezione ho concluso i miei studi di giornalismo presso l’Alta scuola delle scienze applicate di Zurigo, ho prestato servizio presso la SWISSCOY in Kosovo e in seguito ho svolto un praticantato universitario di un anno presso l’ambasciata svizzera in India. L’estate scorsa è arrivato il mio momento: ho assolto il corso per osservatori militari svizzeri dell’ONU SUNMOC presso il Centro di competenza SWISSINT e a fine settembre 2023 all’età di 25 anni sono salito a bordo di un velivolo alla volta del Sahara occidentale.

In viaggio nel Sahara occidentale

Quale osservatore militare al momento sono dislocato nella parte occupata dal Marocco. Il Sahara occidentale è diviso per una lunghezza di 2700 chilometri dal muro marocchino, fortificazione di sabbia circondata da campi minati, denominata «Berm». Il territorio considerevolmente più esteso situato a occidente del «Berm» è controllato dal Marocco, mentre quello situato a oriente dello stesso dal Fronte POLISARIO.

Con circa altri 20 osservatori militari sono di stanza in un team site. Il territorio per cui siamo competenti è più esteso della Svizzera. Durante i nostri pattugliamenti visitiamo le unità marocchine che presidiano il «Berm» e verifichiamo la forza delle loro truppe e il relativo materiale. Quando i miei genitori prestavano servizio nel Sahara occidentale l’armistizio era inviolato e stabile, ma oggi non è più così. Nel novembre 2020 il Fronte POLISARIO ha violato l’armistizio. A loro avviso i saharawi hanno già atteso inutilmente per 29 anni lo svolgimento di un referendum. I saharawi accusano di indifferenza la comunità internazionale. Di conseguenza nel Sahara occidentale si è giunti di nuovo alle ostilità.

33 anni dopo l’inizio dell’impiego dei miei genitori nel Sahara occidentale e il mio impiego di seconda generazione nella MINURSO non si prevede una soluzione sostenibile e pacifica del conflitto. Spero che una terza generazione della mia famiglia non presterà servizio nel Sahara occidentale.