«Quante carte SIM ha un'automobile moderna?»
25.02.2020 | Comunicazione ISQE

«Davanti a voi vedete un comandante della Scuola di stato maggiore generale molto contento», ha esordito il brigadiere Maurizio Dattrino aprendo la manifestazione e ha poi spiegato: «Alla Scuola di stato maggiore generale abbiamo il tempo necessario per discutere di tattica e di processi». A tale riguardo si considera un «agente provocatore». Ha ricordato di considerare il fatto che al momento mancano ancora alcune basi dottrinali sulle quali poter fondare la tattica. Questo stato di cose dev'essere modificato affinché i comandanti non organizzino gli esercizi su basi di propria creazione.
Utilizziamo quotidianamente ciò che non conosciamo
Florian Schütz, delegato della Confederazione per la cibersicurezza, si è rivolto direttamente a tutti i presenti: «Quante carte SIM sono installate in una BMW? La risposta è: tra 20 e 30 pezzi». Con questa domanda ha dimostrato in maniera convincente che noi al giorno d'oggi, a differenza del passato, nella quotidianità utilizziamo molte cose delle quali non abbiamo alcuna cognizione. Ha tracciato un paragone tra la Svizzera e le grandi nazioni all'avanguardia in ambito «cyber». Di queste fanno parte ad esempio la Cina, la Russia e Israele. Ha illustrato i punti di forza e le peculiarità che contraddistinguono queste nazioni e come questi vengono sfruttati per il raggiungimento degli obiettivi strategici. E la Svizzera? Schütz è convinto che anche la Svizzera dovrebbe sfruttare meglio i propri vantaggi e ha detto di avere pronta una soluzione a tale scopo: «I meccanici di automobili che lavorano con decine di carte SIM per automobili dovrebbero avere anche conoscenze informatiche. E proprio il duplice e per questo esclusivo sistema formativo svizzero offre la possibilità di adeguare gli apprendistati in modo specifico e di ampliare la formazione con queste componenti».
L'esercito quale migliore formazione pratica alla condotta
Gli ospiti attendevano con trepidazione l'intervento del capo dell'esercito, comandante di corpo Thomas Süssli. Fin dall'inizio della sua presentazione si è subito capito che un elemento importante per lui è lo scambio interpersonale. Ha raccontato le esperienze vissute durante il suo periodo in Asia prima di diventare ufficiale di professione e alla fine ha affrontato il tema «cyber». Ha spiegato che le truppe di terra mantengono la loro legittimità anche nell'epoca «cyber» e ha aggiunto: «I ciberattacchi non sostituiscono gli attacchi al suolo, ma li rendono solo più pericolosi. In fin dei conti anche i nuovi conflitti hanno sempre luogo al suolo». Oltre a ciò, l'esercito deve riuscire a spiegare che i militari sono cittadine e cittadini svizzeri e che nel servizio c'è bisogno di ognuna e di ognuno di loro.
Il capo dell'esercito, che è in carica dall'inizio di quest'anno, ha un altro obiettivo concreto: «Il termine di esercito dev'essere nuovamente associato a quello di leadership. La tattica è quella di argomentare con il cuore e in quel caso è possibile convincere anche i datori di lavoro». Infatti, come ha detto subito dopo, non si deve sempre essere d'accordo ma comprendere.
Nella seconda parte del suo intervento il comandante di corpo ha allargato la discussione per offrire agli ospiti l'opportunità di porgli le proprie domande o esprimere le proprie esigenze, opportunità che è stata ampiamente sfruttata. Sono state rivolte domande in merito a temi attualmente molto discussi come gli aerei da combattimento, il servizio civile, la credibilità, la digitalizzazione e i possibili avversari futuri. Il comandante di corpo Süssli ha reagito con interesse a ogni domanda rispondendo in maniera esplicita. Riassumendo ecco quanto ha spiegato nelle sue risposte: «L'esercito deve avere una visione credibile e sostenerla con le emozioni e con il cuore. Dalla visione viene tratta una strategia realizzabile che attueremo un obiettivo dopo l'altro. In tal modo l'esercito può promettere alla popolazione un profilo prestazionale veritiero».