«Tanto di cappello»
Il divisionario Lucas Caduff è il comandante della div ter 3 ed è nell'esercito da oltre 40 anni. Questo è stato il suo ultimo WEF, visto che andrà in pensione alla fine di luglio. Gli abbiamo chiesto un bilancio di questa edizione e quali progetti ha in mente a partire da luglio. In quest’ultima intervista a CUMINAIVEL ce la faremo a strappare una lacrima di nostalgia al grande capo?
23.01.2023 | CUMINAIVEL | ft/ab/eb
Signor comandante, sembra proprio pacifico. È sempre così oppure è la felicità di chi taglia il traguardo e conclude la missione di sicurezza al WEF?
Subito un'ottima domanda per cominciare (ride). Fondamentalmente sono sempre molto rilassato, niente può farmi perdere la calma tanto facilmente. Nei miei molti anni di carriera come ufficiale e comandante, ne ho passate tante. Perciò non c’è quasi più nulla che possa tirarmi fuori dai gangheri.
Può contare su ottimi collaboratori…
Esatto, di questo sono felice e soprattutto grato. Da un lato, ci sono i miei più stretti collaboratori nello stato maggiore e nel comando della div ter 3 che svolgono un lavoro eccellente; dall'altro posso fare pieno affidamento sui miei ufficiali di milizia. Tutti si impegnano e danno il meglio di sé.
E ha piena fiducia in loro?
Sì, i miei uomini godono della piena fiducia da parte mia. Credo che sia proprio la fiducia il prerequisito per riuscire a delegare e ad affidare delle responsabilità. Se non mi fido di qualcuno, per me non ha senso lavorare insieme.
Con un team del genere è facile non essere stressati. Non le dispiace dormire sonni tranquilli, vero?
Mi piacerebbe che vedesse quante ore alla settimana lavoro (ride). Come comandante di una divisione, sono a capo di centinaia di militi. È un lavoro che richiede tempo e soprattutto responsabilità. Il mio lavoro comprende anche rapporti periodici sul campo, piani di emergenza e scambi con importanti interfacce tra il comando e le unità dispiegate. Perciò sono anche spesso in viaggio, come ad esempio durante il World Economic Forum. Al WEF le truppe sono dislocate in numerose località. Inoltre, sono previsti incontri con rappresentanti della politica, delle autorità e dell'esercito.
Tra coloro che hanno fatto visita alle truppe c’erano il capo dell’esercito e la ministra della Difesa. A lei piacciono queste visite nella zona di impiego?
Sì, mi piacciono. Il mio compito come comandante è quello di essere in contatto con le persone. Questo è estremamente importante. A volte gli input più importanti per il futuro vengono proprio dal dialogo con le persone.
Cosa intende?
Facciamo un esempio concreto. Ammettiamo che qualcuno noti qualcosa in una postazione e si chieda come mai sia stata costruita in quel modo. Ecco, è proprio così che possono nascere nuove intuizioni e di conseguenza delle possibilità di ottimizzazione.
In tutta sincerità, non ne può più di queste visite? L’ha fatto talmente tante volte...
Urca, devo stare attento a quello che dico (ride). Onestamente non è più una novità quando faccio visita alle truppe durante il WEF. Conosco tutti e so cosa succede lì. Ma questo è solo il mio punto di vista. Recentemente ho accompagnato la ministra della difesa Viola Amherd e per lei era la prima volta. Ecco, di reazioni come la sua o anche quella di altri, non se ne hanno mai abbastanza...
... per esempio il capo dell'esercito
Esattamente, se queste persone sono impressionate dal lavoro che facciamo, allora anche io sono soddisfatto come comandante, e ciò mi rende orgoglioso.
Orgoglioso dei suoi soldati e dei suoi quadri?
Molto orgoglioso. Vi faccio un esempio: durante il servizio d'appoggio al WEF, ci sono con noi anche degli ufficiali austriaci e italiani. Sono entusiasti del nostro sistema di milizia, perché funziona. In questo senso siamo anche un buon esempio e un partner credibile per gli eserciti dei paesi limitrofi.
Se si confronta il servizio d'appoggio al WEF di quest'anno con quello degli altri anni, quali sono le maggiori differenze?
Primo: ottimizziamo e miglioriamo costantemente le strutture, i processi e gli impianti. Negli ultimi anni siamo riusciti a migliorare notevolmente sotto questo punto di vista. Per darvi un esempio, vorrei citare la postazione di primo soccorso (po soc san) di Davos. Non si tratta più di un normale po soc san, ma di un vero e proprio centro di soccorso. Qui non solo possiamo curare persone che hanno bisogno di essere ricoverate, ma possiamo anche effettuare degli interventi d'emergenza, se necessario. Inoltre, da qualche anno è stata allestita una linea di decontaminazione per ogni evenienza. Cambiando ambito, abbiamo infine potuto acquisire maggiore esperienza nell'uso dei mini-droni. Tuttavia, possiamo ancora migliorare e ottimizzare quest'area.
Cosa vorrebbe migliorare nelle truppe?
Anche in questo caso, è l'esercizio a migliorare la padronanza. È un continuo imparare e applicare. Per me è particolarmente importante che ogni anno al WEF venga schierata una formazione di reparto diversa. Questo dà a tutti la possibilità di mettersi alla prova in un'operazione reale e di dimostrare il proprio valore. Proprio per questo, vorrei ringraziare il battaglione di fanteria 65 che è stato schierato quest’anno. Il comandante, lo stato maggiore e le truppe hanno svolto un ottimo lavoro. Questo non è mai scontato. Dopotutto, il bat fant 65 era già in servizio l'anno scorso durante la Conferenza sull'Ucraina a Lugano e ora di nuovo al WEF. Mantenere alta la concentrazione è sempre una sfida.
E com'è andata la collaborazione con le truppe di conducenti di cani e con la polizia militare?
I conducenti di cani svolgono un compito importante con i loro animali, aumentando notevolmente la sicurezza durante il WEF. Lo stesso vale per la polizia militare. La loro cooperazione con le truppe di fanteria ha portato un grande valore aggiunto.
È stato il suo ultimo World Economic Forum come comandante della div ter 3 e come militare professionista. Quali sono i suoi ricordi più belli relativi al WEF?
Non è una domanda facile. Mi porto dentro i numerosi incontri e scambi con le tante persone coinvolte nella nostra missione. Per me è sempre stato un piacere vedere le autorità soddisfatte del nostro operato. Un esempio concreto? Quando, parlando con il capo dell’esercito, mi ha detto che stiamo facendo un buon lavoro. Da un lato, questo mi rende felice personalmente; dall'altro sono fiero di tutti i soldati e gli ufficiali. Perché solo lavorando insieme possiamo riuscire a realizzare i nostri obiettivi.
E cos'altro?
Per il resto, sono le piccole cose che considero come i ricordi migliori. Come quando qualcuno mi invia un saluto da parte di qualcun altro. Magari un soldato il cui padre mi saluta perché mi conosce. La gente si ricorda di me, è molto bello.
Presto anche voi sarete in grado di salutare dall’esterno qualcuno dell'esercito. Alla fine di luglio andrete infatti in pensione. Immagino che ve ne andiate con gli occhi lucidi ma il sorriso sulle labbra.
Sì, sarà così. Il mio lavoro mi piace molto. Al mattino mi alzo e penso che ho il privilegio di andare al lavoro, non lo sento come un obbligo. Dopo più di 40 anni passati nell'esercito, non sarà facile salutare tanti amici di vecchia data e le molte persone incrociate lungo il cammino. Se penso alla pensione, invece, a prevalere attualmente è l’incertezza, e qualche lacrima non mancherà.
Cosa intende?
Non so se questi contatti si manterranno anche dopo il mio addio alla divisa. Vedremo.
E per quanto riguarda invece il sorriso sulle labbra?
Beh, ho dovuto fare a meno di molte cose durante il mio periodo professionale nell'esercito, sacrificando tanto in termini di vita privata. Vorrei quindi passare di nuovo più tempo con mia moglie e la mia famiglia. Un mio grande desiderio è inoltre quello di fare viaggi più lunghi, scoprire paesi e culture; semplicemente vorrei godermi la vita.
E dove vorrebbe andare?
Mi piacerebbe visitare il Sud America, sarebbe fantastico. È da tanto tempo che voglio andarci. Ma poi forse chissà, sarà mia moglie a decidere tutte le mete (ride).
E quando non viaggerà, come pensa di riempire il tempo della pensione?
Ho molte idee. Tra le altre cose, sono nel comitato organizzativo della prossima Festa federale di tiro nel 2026 e ho anche intenzione di unirmi a un coro misto. Mia moglie canta già lì.
Una buona idea, si dice che cantare mantenga in salute.
A patto che si riescano a centrare le note giuste (ride).
Infine, c’è qualcosa che vorrebbe i soldati e i quadri portassero con sé?
Innanzitutto vorrei ringraziarli, perché i soldati, così come gli ufficiali, stanno facendo davvero un ottimo lavoro, non solo qui al WEF. È necessaria una collaborazione tra tutti i livelli e le funzioni. L'esercito è una squadra. Sono convinto che chi vive la propria vita in maniera egocentrica non troverà mai una meta. Se la comunità sta bene, anche l'individuo sta bene, e quindi si raggiungono insieme obiettivi tanto elevati quanto lodevoli. Ancora una volta, la missione del WEF di quest'anno ha dimostrato che il sostegno reciproco è estremamente importante. Ho grande rispetto per tutte le persone in servizio, siano esse nell’esercito, nelle forze di polizia o nelle forze di sicurezza civile. Con il loro lavoro, tutti contribuiscono alla comunità e quindi al successo e al benessere di tutti. Di questo io vi ringrazio. Tanto di cappello.