Fedeltà da più di 500 anni
Sotto lo sguardo attento del comandante della Guardia svizzera, colonnello Christoph Graf, si è svolta il 6 maggio la cerimonia del giuramento delle nuove guardie svizzere pontificie. Giovani svizzeri che si impegnano a servire il Papa per almeno 26 mesi. Un'esperienza di vita che comincia nell'Esercito svizzero: per tutti loro è infatti obbligatorio aver svolto almeno la Scuola Reclute.
15.05.2019 | Comunicazione Difesa, Jonathan Binaghi

Alla presenza delle più alte cariche militari, civili e religiose svizzere e della Santa Sede, si è svolta il 6 maggio scorso in Vaticano la cerimonia di giuramento delle nuove guardie svizzere pontificie. A rappresentare l'Esercito svizzero alla storica cerimonia c'era il Capo dell'Esercito, comandante di corpo Philippe Rebord ma, a sottolineare il legame tra le due istituzioni, erano presenti anche altri alti ufficiali superiori, tra i quali il divisionario Lucas Caduff, comandante della Divisione territoriale 3 e il brigadiere Maurizio Dattrino, comandante della scuola di stato maggiore generale.
Requisiti:
• avere la cittadinanza svizzera; • essere di sesso maschile; • avere un'altezza minima di 174cm; • avere un'età compresa tra i 19 e i 30 anni; • essere celibe; • essere di religione cattolica; • godere di buona salute; • avere una reputazione irreprensibile; • aver completato un apprendistato AFC o essere in possesso della maturità; • aver assolto la scuola reclute nell'esercito svizzero.
Fu il papa Giulio II della Rovere, già vescovo di Losanna, ad aver chiamato nel 1506 a Roma una compagnia di confederati per la protezione della sua persona e della sua residenza. Da più di 500 anni, gli svizzeri svolgono questa missione, alla quale, negli anni, se ne sono aggiunte altre. Oggi la Guardia Svizzera Pontificia è il più antico esercito al mondo, erede di una tradizione militare svizzera che nei secoli si è fatta apprezzare in tutta Europa per affidabilità e dedizione al dovere.
Missioni:
• proteggere il Santo Padre e la sua residenza; • accompagnare il Santo Padre durante i viaggi apostolici; • eseguire i servizi d'ordine e d'onore; • controllare gli accessi della Città del Vaticano; • proteggere il Collegio cardinalizio durante la Sede Vacante.
Acriter et fideliter - con coraggio e fedeltà – nel motto della guardia risuona ancora il senso di sacrificio che ha animato il drappello di svizzeri che ha portato in salvo Clemente VII durante il Sacco di Roma il 6 maggio 1527. Di 189 uomini, 147 furono uccisi. Una fedeltà che si sente ancora oggi nella voce dei giovani alabardieri che giurano di servire fedelmente, lealmente ed onorevolmente il Sommo Pontefice. Un servizio che si è sviluppato nei secoli ed è ancora oggi moderno e sempre attuale; la cui necessità è stata riconfermata anche da papa Francesco che, nel 2018, ha autorizzato l'aumento dell'effettivo da 110 a 135 guardie per alloggiare le quali, nei prossimi anni, verrà anche edificata una nuova caserma in Vaticano. La storia evolve, ma la tradizione continua.
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