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Impiego a favore dell’UNTSO nel Libano

Nel giugno 2022 il maggiore Simon Kohler ha iniziato il suo impiego di promovimento della pace a favore dell’UNTSO nel Libano. Dopo un semestre in questa funzione ha poi assunto, in qualità di training officer, la responsabilità per l’istruzione dei militari della missione neoarrivati nel Libano. Nell’intervista il maggiore Kohler illustra i suoi compiti nel promovimento della pace a favore dell’UNTSO.

05.05.2023 | Comunicazione SWISSINT, Daniel Seckler

 Osservatori militari svizzeri dell'ONU con un ufficiale dei Paesi Bassi in servizio presso l'UNTSO in Libano. ©Radio Télévision Suisse, Maya Chollet
Osservatori militari svizzeri dell'ONU con un ufficiale dei Paesi Bassi in servizio presso l'UNTSO in Libano. ©Radio Télévision Suisse, Maya Chollet

Maggiore Kohler, attualmente sta svolgendo un impiego di promovimento della pace all’estero presso l’UNTSO nel Libano. Quali sono i suoi compiti?

Attualmente sono impiegato nella funzione di training officer in seno all’«Observer Group Lebanon» (OGL) della United Nations Truce Supervision Organization (UNTSO). Questa missione estesa a Libano, Israele, Siria, Giordania ed Egitto è incaricata di vigilare sull’armistizio nel Vicino Oriente. Io mi trovo nel Quartiere generale dell’OGL – dunque nella parte dell’UNTSO ubicata nel Libano – a Naqura. Nella funzione di training officer sono responsabile dell’istruzione dei nuovi osservatori militari dell’ONU appena arrivati nella missione (UNMO, United Nations Military Observer). Mi occupo per esempio della pianificazione e del controllo delle sequenze d’istruzione dei singoli team nonché del coordinamento delle esercitazioni svolte assieme alla seconda missione dell’ONU nel Libano, la UNIFIL – della «United Nations Interim Force in Lebanon». Inoltre sono il sostituto del military personal officer dell’OGL.

Quella del training officer è una funzione molto interessante e mi permette di svolgere i miei compiti in modo autonomo e indipendente dal resto dello SM dell’OGL. Specialmente la funzione di esaminatore per gli esami pratici dell’UNMO durante un regolare servizio di pattuglia mi ha offerto l’opportunità di vedere a più riprese la linea di demarcazione di circa 120 km tra il Libano e Israele, la cosiddetta Blue Line.


Prima di diventare training officer dell’OGL era impiegato come osservatore militare. Come si svolgeva la routine quotidiana in tale funzione?

Come UNMO ero incorporato in uno dei team dell’OGL. In questi team si lavora a turni per diversi giorni ininterrottamente a partire da una patrol base, che nella maggioranza dei casi è ubicata lungo la Blue Line. Da lì partono le pattuglie giornaliere, composte da due UNMO di nazionalità diversa e da un assistente linguistico. Durante questi servizi di pattuglia si circola per almeno sei ore nel settore d’impiego.

La giornata degli UNMO inizia generalmente alle ore 7 con una colazione in comune, a cui fa seguito il patrol briefing. Durante il briefing viene discussa la situazione attuale, per esempio gli eventi verificatisi nelle ultime 24 ore, le disponibilità degli eliporti oppure delle strutture mediche. Inoltre il patrol leader illustra il percorso previsto. Successivamente il conducente carica l’equipaggiamento sui veicoli e controlla se questi sono pronti all’impiego. Il patrol leader provvede pure a stabilire il collegamento radio con la UNIFIL, e anche con il Movement Control dell’OGL (il cosiddetto LIMA), per rendere possibile un tracciamento anche nei casi d’emergenza. In seguito la pattuglia si avvia in direzione della prima ubicazione lungo la Blue Line. Sovente si tratta del primo «Temporary Observation Point» (TOP) dal quale viene osservato il territorio. Durante questa attività vengono annotate le constatazioni effettuate e le eventuali infrazioni all’accordo di armistizio vengono comunicate via radio direttamente al LIMA, in modo che possano confluire nel sistema d’informazione della UNIFIL. La giornata tipica degli UNMO prevede anche una village patrol, durante la quale i militari percorrono, solitamente a piedi, le strade di uno dei villaggi per cercare il contatto con la popolazione locale. In questo caso l’obiettivo principale è di ottenere informazioni in merito alle esigenze e ai problemi degli indigeni.
Al termine del giro si fa ritorno alla patrol base per scaricare i veicoli e prepararli per il giorno successivo. A quel punto il patrol leader invia il rapporto giornaliero al Quartiere generale dell’OGL. Verso le ore 19 ci si siede a tavola per la cena. Nel mio team si concludeva spesso la serata con un’attività sportiva oppure con una seduta nella sauna finlandese.


All’interno dell’OGL sono presenti militari provenienti dalle nazioni più disparate. Come funziona la collaborazione tra le persone in questo ambiente internazionale?

Nella stragrande maggioranza dei casi la collaborazione e la convivenza funzionano molto bene. Si sente e si vede che proveniamo da 21 nazioni diverse, ma questo consente anche un’elaborazione molto diversificata dei fatti osservati. Ognuno conosce i suoi compiti e li svolge con la massima diligenza. La cosa si fa veramente interessante e al tempo stesso anche difficile quando si tratta di applicare nuove direttive o disposizioni di lavoro, però in questi casi interviene la gerarchia militare a porre rimedio. Secondo me la difficoltà maggiore sta nel raggruppamento di un gran numero di persone abituate a condurre e a prendere decisioni, e quindi si cerca un modo per non offendere nessuno. In un contesto con molte realtà culturali differenti la situazione si complica. Mentre gli uni ammettono apertamente i loro errori, per altri è più importante salvare la faccia.


Qual è la motivazione che la spinge a svolgere questo impiego nell’ambito del promovimento militare della pace?

Uno dei fattori decisivi è stata la possibilità di poter tracciare, come ufficiale di milizia, un confronto nel contesto internazionale e con ufficiali di differenti forze armate. Il primo breve contatto con un’altra cultura militare l’ho avuto durante il pagamento del grado di caposezione nel servizio di milizia, quando abbiamo ospitato nella nostra compagnia a Walenstadt quattro aspiranti ufficiali austriaci per un paio di settimane. Vedere a che livello si situa l’istruzione svizzera nel confronto con altre nazioni e avere l’opportunità di condividere le proprie esperienze con persone provenienti dai Paesi più disparati a livello mondiale e di sentire le loro opinioni è un’esperienza unica che offre il promovimento militare della pace. Con la UNTSO, e in particolare con il Libano, sapevo perfettamente dove mi avrebbe condotto la mia prima missione. Non capita tutti i giorni di avere l’opportunità di vivere e di lavorare in una regione del mondo così ricca di storia (anche se questa è spesso legata alle guerre).


Il suo impiego comporta un valore aggiunto per la sua carriera professionale o il suo sviluppo personale?

Al momento attuale è ancora un po’ difficile valutare quale sarà il valore aggiunto per la carriera militare. In riferimento al ritorno alla mia occupazione attuale presso l’Università di Basilea, questo impiego non avrà presumibilmente nessun effetto. Però ho avuto modo di imparare moltissimo sulla mia persona. Optando per questo impiego ho deciso per la prima volta di cambiare totalmente ambiente per un periodo prolungato. Questo implicava un distacco dalla mia famiglia e dalle mie amicizie, l’impossibilità di mantenere le mie abitudini coltivate per anni (allenamenti di gruppo a scadenze regolari, sedute di sport spontanee), e l’abbandono di determinate certezze (acqua pulita, rete elettrica, ecc.) che in Svizzera sono garantite. Nei mesi scorsi ho ricavato molte impressioni che mi faranno percepire in modo ancora più particolareggiato la quotidianità in Svizzera. Durante le mie visite a casa ho potuto rendermi conto di quanto siano importanti i legami con la famiglia e con gli amici più stretti e quale sostegno mi danno. Quindi, sì, dal profilo personale c’è un valore aggiunto enorme. Per quanto riguarda l’aspetto professionale, dovrò aspettare ancora alcuni anni prima di vedere quali porte mi aprirà questa esperienza. Se SWISSINT è soddisfatta delle mie prestazioni, sarò comunque lieto di svolgere ulteriori impieghi.


Esiste un episodio saliente oppure un momento clou nel periodo che ha finora trascorso nell’impiego?

Negli ultimi sette mesi ho vissuto diverse esperienze salienti. Una, ancora molto recente, riguarda la situazione generale e la situazione economica nel Libano, che ha importanti ripercussioni per la popolazione soprattutto nel sud del Paese.

Alla fine di gennaio 2023 stavo effettuando un pattugliamento a piedi in un piccolo villaggio nella parte sudoccidentale del Libano per esaminare due UNMOs candidati a senior observer. Quando, sulla via del ritorno, prima di arrivare al veicolo abbiamo effettuato ancora un paio di acquisti in uno dei pochi negozi del posto, siamo stati interpellati dal fratello del proprietario del negozio. Ci ha invitati a bere un caffè sulla sua terrazza e ci ha detto che da lì avremmo goduto di una magnifica vista sulla regione e che gli sarebbe piaciuto discutere un po’ con noi. Solitamente in queste situazioni si risponde «sarà per un’altra volta» - ma poi spesso non ci si rivede più. Abbiamo dunque accettato l’invito e, dopo aver attraversato parte del villaggio, siamo stati condotti a un edificio. Le scale erano sul lato esterno, ancora grezze e sulla terrazza mancavano le ringhiere – però la vista sul settore d’impiego era strepitosa. Nel prosieguo l’uomo ci ha raccontato la sua storia e ha parlato dei problemi nel villaggio. Ci ha resi partecipi del suo timore che i suoi cari potessero ammalarsi e lui non potesse permettersi le cure in ospedale. Poi ha continuato parlando dei problemi con l’approvvigionamento idrico, e ci ha detto che ai margini del villaggio esiste una fonte, ma che ci si limita a sperare che l’acqua sia sufficientemente pulita da essere potabile. Ci ha pure indicato di aver lavorato per anni a Dubai, ma che ora il suo denaro è depositato su un conto bancario dal quale è quasi impossibile effettuare prelevamenti. E quando non c’è abbastanza da mangiare, si tenta di arricchire i cibi con erbe disponibili in natura. Eppure: nonostante tutte queste avversità e le difficoltà a cui deve confrontarsi la popolazione locale, durante i miei pattugliamenti ho sempre riscontrato una grande ospitalità. Ci invitano volentieri per un caffè e una breve chiacchierata e, se ne hanno la possibilità, ci servono anche della frutta.


Quali sono le sfide maggiori nel Libano?

Attualmente il sistema politico del Libano è in crisi: da diversi anni le elezioni per un nuovo presidente falliscono, e non è nemmeno stato possibile formare un governo. Ne consegue un grande vuoto di potere che tocca anche l’apparato della sicurezza del Libano e viene sfruttato da diverse compagini nel Paese. In particolare l’attacco missilistico agli inizi di aprile 2023 ha mostrato che in loco sono presenti attori che continuano a sferrare attacchi contro Israele nell’intento di ostacolare una pace a lungo termine. Fintanto che questi attacchi non mietono vittime, le reazioni di Israele si mantengono a un livello relativamente contenuto. Le reazioni che ricevo dalla popolazione mostrano che si auspica una soluzione pacifica e che persiste un certo timore che possa verificarsi un’escalation. Inoltre il Libano è colpito da un’inflazione massiccia. Quando sono giunto nel Paese nel giugno 2022, il cambio ufficiale per 1 USD ammontava a 1500 sterline libanesi (LBP). Tuttavia, nei canali non ufficiali la valuta era già commerciata a 28'000 LBP. Nel frattempo la moneta è ulteriormente crollata, a circa 100'000 LBP per 1 USD. In conseguenza a questo fenomeno, i risparmi della popolazione si volatilizzano, facendola cadere nella povertà. Il crollo della moneta genera quindi disordini maggiori che si ripercuotono anche sull’attività quotidiana dei team nonché sulla situazione generale in materia di sicurezza e vanno quindi sempre tenuti sotto controllo.
 

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