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Siamo pronti – 24 ore su 24!

A Davos siamo entrati nel vivo dell’edizione 2023 del Forum economico mondiale (WEF). La Polizia cantonale grigionese è responsabile della sicurezza e può avvalersi del supporto sussidiario dell'esercito. CUMINAIVEL ha incontrato il comandante delle Forze aeree svizzere, il divisionario Peter Merz.

18.01.2023 | CUMINAIVEL | lw/pdg/ab

Divisionale Peter Merz

Signor divisionario, il WEF si svolge ogni anno a Davos. Per lei la missione è diventata pura routine oppure ha sempre qualcosa di speciale?

Nonostante si svolga ogni anno, per noi il WEF non è assolutamente un evento ripetitivo. Ogni anno ci prepariamo in modo coscienzioso e disciplinato, ci consultiamo attentamente con i paesi limitrofi e le organizzazioni partner. Verifichiamo, ad esempio, che nelle procedure riguardo il servizio di polizia transfrontaliero tutto funzioni. Inoltre il WEF 2023 pone nuove sfide a causa della situazione climatico-ambientale. L'innevamento molto scarso implica un approccio tecnico differente; anche la sicurezza negli eliporti cambia. Tuttavia, l'esperienza acquisita negli anni precedenti è estremamente utile per affrontare efficacemente molte sfide. Come sempre durante il WEF siamo in stato di massima allerta, tutti i meccanismi devono essere perfettamente oliati per far funzionare l'ingranaggio.

La situazione in Ucraina influisce sugli accordi di sicurezza a Davos o sull'impiego delle Forze aeree svizzere?

No. Il nostro dispositivo è da sempre impostato in modo da poter affrontare 24 ore su 24 eventuali violazioni del nostro spazio aereo. Dopo l’invasione russa abbiamo rivisto nuovamente tutte le nostre procedure. Finora non sono stati necessari aggiustamenti, ma saremmo in grado di provvedere in qualsiasi momento.

Fino a pochi mesi fa, la minaccia rappresentata dai droni non era oggetto di grande attenzione. Da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina, le cose sono decisamente cambiate, sia per quanto riguarda la ricognizione, sia per le variabili d’attacco. Questa innovazione ha influito sulla pianificazione operativa?

No. Dobbiamo essere in grado di difenderci in ogni caso da qualsiasi minaccia; non importa che si tratti di droni, di missili o di missili balistici. Una buona interazione a tutti i livelli - spaziale, aereo, terrestre, nautico, cibernetico, elettronico e informatico - è assolutamente cruciale per raggiungere questo scopo.

La Svizzera è sufficientemente attrezzata per difendersi contro gli attacchi dei droni?

Siamo ben organizzati, quindi sì. Ma naturalmente c'è sempre un margine di miglioramento. Esistono ormai oggetti in grado di volare senza pilota a lungo e ad alta quota, come ad esempio il futuro drone da ricognizione ADS 15 dell'esercito svizzero. Questi velivoli possono essere rilevati dai radar e ad oggi possono essere respinti con aerei da combattimento e in futuro con il sistema di difesa aerea terrestre Patriot.

I velivoli tattici senza equipaggio sono più piccoli, volano a quote più basse e possono trasportare un carico utile inferiore. Il drone da ricognizione ADS 95 dell'esercito svizzero appartiene a questa categoria. Questi velivoli possono essere rilevati con i sensori attuali e futuri, come i radar. Ad oggi la difesa sarebbe garantita dagli F/A-18 e, a seconda della quota, dagli attuali sistemi antiaerei come i cannoni di contraerea da 35 mm e i missili Stinger. In futuro, saranno l'F-35A e i sistemi di difesa aerea da terra a farsi carico di questo compito.

La terza classe comprende piccoli droni, mini-droni e micro-droni. Pesano meno di 150 chilogrammi e di solito volano a meno di 200 metri dal suolo. Tuttavia, sono disponibili sul mercato anche sistemi in grado di volare molto più in alto. Alcuni sono progettati specificamente per volare all'interno degli edifici. I micro-droni (meno di 2 chilogrammi) possono essere acquistati e utilizzati da chiunque. La polizia e l'esercito lavorano a stretto contatto per difendersi da questi droni.

Come si gestisce la cooperazione con i paesi limitrofi?

Sono anni che lavoriamo a stretto contatto con tutti i paesi confinanti per il servizio quotidiano di polizia aerea o, come adesso, per la sicurezza di conferenze o di esercitazioni congiunte durante l'anno. Un vecchio detto dice così: in caso di crisi, conosci i tuoi capi. Per me è già troppo tardi. È vero: conosci i tuoi capi, ma già durante la preparazione e l'azione. La nostra collaborazione di lunga data si basa su questo credo.

Come valuta la collaborazione con le altre unità d'intervento, a partire dai reparti terrestri dell'esercito, passando dalla polizia, fino ai rappresentanti delle autorità e della politica?

La cooperazione è ben consolidata su tutti i livelli e funziona molto bene. È di fondamentale importanza che tutte le organizzazioni e le funzioni conoscano le proprie responsabilità e procedure, affinché la missione abbia successo. Ciò richiede una comunicazione trasparente, una chiara assegnazione delle responsabilità e una solida formazione. Il nostro contatto principale è la polizia cantonale dei Grigioni. Dal punto di vista militare, la responsabilità è del capo del comando delle operazioni, il comandante di corpo Laurent Michaud, mentre il comandante della divisione territoriale 3, il divisionario Lucas Caduff, è responsabile delle operazioni sul campo. A livello politico, tutto ciò che riguarda esercito passa attraverso il capo dipartimento, la consigliera federale Viola Amherd. Durante il WEF, il contatto con il capo del dipartimento è assicurato continuamente, e intendo dire davvero 24 ore su 24.

Per finire, guardiamo al futuro: dove dobbiamo, o dovremmo, fare degli aggiustamenti sul medio-lungo termine?

La situazione e le dinamiche sono in continua evoluzione. Dobbiamo compiere ulteriori progressi nel campo delle reti e dei sistemi, della difesa cibernetica e dei droni, oltre a un ulteriore decentramento. Tuttavia, dobbiamo tenere presente che la rete digitale non fornisce solamente un approvvigionamento, ma anche un'implementazione vincente ad essere precisi.

Egregio comandante, la ringraziamo molto per la sua disponibilità.


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